Faldini: "L’Istituto è da sempre attrezzato per curare lesioni di guerra"

Il direttore della Clinica ortopedica I: "Possiamo affrontare casi molto complessi grazie alle tante competenze presenti"

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Professor Faldini, come affronta gli arrivi di bambini e giovani rimasti coinvolti dal conflitto in Ucraina?

"Questi pazienti trovano al Rizzoli un ambiente preparato alle lesioni da guerra. È nella sua storia dall’inizio, con le protesi moderne ideate per i feriti della Prima guerra mondiale. L’ospedale in tempo di guerra ha sempre dato un contributo alla città", risponde il direttore della Clinica ortopedica I.

Quindi bisogna tornare indietro alle Guerre mondiali?

"Sì, penso in particolare alla Seconda, quando è rimasta famosa la figura del grande chirurgo Oscar Scaglietti che trasformò l’Istituto in un ospedale militare, curando indifferentemente alleati, partigiani e occupanti tedeschi".

E se arriviamo ai nostri giorni?

"Questa tradizione è continuata fino a oggi, perché abbiamo operato e stiamo ancora operando pazienti con lesioni da guerra provenienti dalla Libia, vittime della guerra civile. Ci possiamo permettere di affrontare questi casi molto complessi grazie alla completezza assistenziale del Rizzoli, basata su competenze di ortopedici, chirurghi plastici, anestesisti, infermieri, riabilitatori e tecnici".

Lei è stato più volte in Africa. Qual è la sua esperienza?

"Come ortopedico volontario, in venti anni di chirurgia nel Continente africano, in particolare in Eritrea, dove ho operato a lungo gli esiti sulla popolazione civile della guerra d’indipendenza tra Eritrea ed Etiopia, ho acquisito le tecniche necessarie per intervenire su queste ferite e assistere malati così particolari".

Qual è la caratteristica di queste lesioni?

"Proiettili o scoppi di bombe non solo rompono le ossa, ma lacerano anche le altre strutture, come la cute, i muscoli, i nervi e le arterie. La guarigione è un percorso lungo e in questo tipo di lesioni servono molti interventi eseguiti da équipe mediche multidisciplinari e una prolungata e complessa assistenza infermieristica".

Donatella Barbetta

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