Bologna, chiesto il fallimento di Eon. La Regione: "Ci devono restituire 7 milioni"

L’azienda Usa si era impegnata a realizzare un Centro sulla realtà virtuale, con 160 nuove assunzioni Il progetto è rimasto sulla carta. Viale Aldo Moro ha già intentato altre azioni giudiziarie senza esito

Eon Reality è leader nel mondo nella realtà vituale

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Bologna, 4 febbraio 2022 - Il progetto era ambizioso. E affascinante. Realizzare a Casalecchio, entro il 2020, un "centro digitale interattivo sulla realtà virtuale". Con un investimento di 24,3 milioni di euro e 160 nuove assunzioni. E l’aspirazione dichiarata di farlo diventare "lo snodo italiano per lo sviluppo di contenuti e applicazioni legati alla realtà virtuale aumentata". Un’infrastruttura a disposizione di imprese e comunità scientifica.

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Centro, investimento e posti di lavoro sono però rimasti sulla carta. Virtuali, appunto. Reali sono invece i 7 milioni concessi nel 2018 dalla Regione alla californiana Eon Reality, leader mondiale della realtà aumentata e virtuale, con sede italiana proprio a Casalecchio.

Attraverso un bando previsto dalla Legge regionale 14/2014 per la promozione di investimenti in settori avanzati di industria 4.0 in Emilia-Romagna, Eon Reality – sbarcata in Italia nel 2017 – ha presentato il progetto. E ottenuto il finanziamento. Che ora la Regione cerca di farsi restituire. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto depositerà in tribunale, su suggerimento dei propri legali, istanza di fallimento contro l’impresa statunitense.

È l’atto finale di una controversia giudiziaria finora senza esito. Una volta chiaro che gli investimenti previsti non sarebbero mai stati realizzati e le assunzioni annunciate mai fatte, infatti, la Regione ha fatto i primi passi per recuperare i 7 milioni. L’atto di revoca del contributo è del 24 aprile 2021. A cui è seguita, a giugno, la notifica all’azienda di un’ingiunzione di pagamento. "Finalizzata a recuperare i finanziamenti erogati visto il grave inadempimento rispetto agli impegni assunti", spiegava Vincenzo Colla, assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro. "Per quanto ci riguarda – avvertì – la strada è segnata: la sede decisionale è quella giudiziaria. Siamo abituati a vigilare sull’utilizzo dei soldi pubblici".

Dagli Usa, nessuna risposta. Nell’ottobre scorso la Regione dà allora mandato ai propri legali di presentare in tribunale un’azione di pignoramento mobiliare per il recupero del credito. Niente da fare. Il 17 gennaio scorso lo studio legale che segue il procedimento per conto di viale Aldo Moro comunica l’esito negativo del pignoramento. E suggerisce di presentare una nuova istanza, questa volta di fallimento.

Consiglio subito accolto dalla giunta di Stefano Bonaccini. Che il 27 gennaio scorso delibera di dare mandato ai legali per "presentare istanza di fallimento della società debitrice per il recupero del credito vantato". I primi contatti tra Eon Reality e le istituzioni risalgono a inizio 2017. Ma presto emergono i primi segnali di difficoltà. Che fanno crescere dubbi e perplessità sull’effettiva volontà dell’azienda di realizzare il progetto annunciato.

La Regione sollecita un confronto con l’azienda, senza ottenere risposta. Cadono nel vuoto anche le richieste di ottenere "la documentazione che attestasse le modalità di conseguimento degli obiettivi occupazionali e la conformità dell’investimento alla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato". La Regione procede quindi alla formalizzazione del preavviso di revoca del finanziamento. Per "mancata ottemperanza agli impegni occupazionali assunti dall’impresa e per utilizzo delle agevolazioni diverso dalla destinazione che ne ha motivato la concessione". Ai successivi inviti formulati dalla Regione per un incontro, però, l’azienda non si è presentata. Pare che, dal quartier generale negli Usa, sia stato deciso di non investire più in Italia, mercato non ritenuto più strategico. Di fatto, come segnalato a suo tempo anche dai sindacati, il progetto di Eon Reality non ha mai superato i 15 lavoratori assunti nel sito di Casalecchio, poi diminuiti a sette. Oggi, secondo fonti sindacali, potrebbero essere rimasti in due.  

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