Falsa testimonianza, la strage torna in aula

Chiesto un nuovo giudizio per Ciavardini, Vinciguerra e Stefano Sparti. "Bugie al processo Cavallini". Oggi l’udienza preliminare

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di Nicola Bianchi

"Il passato non è passato. Il passato noi lo viviamo ancora qui, nel presente". Era il 16 ottobre 2019, nel pieno del processo a Gilberto Cavallini, imputato (poi condannato all’ergastolo) per concorso nella strage di Bologna. Teste Vincenzo Vinciguerra, passato alle drammatiche cronache come il terrorista di Peteano. E parte di quel "passato" oggi torna a Bologna, in tribunale, dove l’uomo, che ha 72 anni di cui 42 in carcere, vestirà i panni di imputato. Per aver detto il falso, secondo il pm Antonello Gustapane, davanti all’Assise proprio nell’udienza di ottobre. Non sarà il solo alla sbarra: con lui ci saranno Luigi Ciavardini, condannato a 30 anni per la strage, e Stefano Sparti, figlio di Massimo (il grande accusatore di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro). I loro nomi facevano parte di un elenco di 12 persone che avevano sfilato come testi nel processo contro Cavallini, le cui ’chiacchierate’ erano state poi mandate dal giudice Michele Leoni in Procura. E se per nove di loro – tra cui Mambro, Fioravanti, il generale Mario Mori e la ex compagna di Cavallini, Flavia Sbrojavacca – la posizione è archiviata, per gli altri è stato chiesto il giudizio (alle 11.30 la preliminare).

CIAVARDINI

Il primo nome è quello di Luigi Ciavardini, l’ex minorenne dei Nar condannato in via definitiva per gli 85 morti e gli oltre 200 feriti alla stazione. Per l’accusa, ora, nelle udienze del 9 e 16 maggio 2018, "taceva l’identità del personale medico che lo aveva curato per la ferita riportata durante l’attentato". E "l’identità di coloro, amici di Cavallini, che lo avevano ospitato a Villorba e zone limitrofe tra luglio e agosto 1980, quando non era in casa di Cavallini".

VINCIGUERRA

Poi ecco Vincenzo Vinciguerra, oggi collegato in videoconferenza dal carcere di Opera, il quale non riferì i nominativi dai quali seppe di "un eventuale collegamento di Fioravanti e Cavallini tra il gruppo veneto di Fachini e i gruppi romani e di Tivoli di Signorelli e Calore". "Non ho doveri con questo Stato – rispose alla Corte – e se devo essere reticente, prenderò un’altra condanna per reticenza...".

SPARTI

Risponde di falso anche Stefano Sparti al quale vengono contestati vari passaggi, tra mancanze e dimenticanze, della testimonianza che rese il 12 dicembre 2018. "Tre giorni prima che il padre morisse – così l’accusa – andò a trovarlo in un ospedale del quale non sapeva nè dove fosse e come si chiamasse. E in quell’occasione, alla sua contestazione (del figlio al padre, ndr) del perché avesse testimoniato il falso sulla strage ("Fioravanti e Mambro erano alla stazione in abiti da turisti tedeschi"), il padre Massimo, che aveva dolori lancinanti, soffrendo le pene dell’inferno, gli aveva risposto che ’non potevo fare altrimenti e l’ho fatto per voi’".

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