"Falso sulla strage, Sparti non si può assolvere"

Dichiarazioni ritenute non vere in aula, così la sentenza al figlio di Massimo scomparso a gennaio

"Falso sulla strage, Sparti non si può assolvere"

"Falso sulla strage, Sparti non si può assolvere"

Il processo per falsa testimonianza contro Stefano Sparti, morto lo scorso 26 gennaio, si chiude con una sentenza di improcedibilità, ma nei suoi confronti non vi è l’assoluzione richiesta dal suo legale Francesco Dalaiti. Lo ha deciso il giudice Gilda Del Borrello riguardo la posizione del figlio di Massimo Sparti (testimone chiave per le condanne a Francesca Mambro e Giusva Fioravanti come esecutori della strage del 2 agosto 1980), rinviato a giudizio nel 2022 con Luigi Ciavardini e Vincenzo Vinciguerra dopo le dichiarazioni rese al processo di primo grado sulla strage all’ex Nar Gilberto Cavallini. Dopo la morte, la sua posizione era stata stralciata, ma ora la sentenza stabilisce che "per ognuna delle dichiarazioni" contestate "emergono risultanze di segno contrario, tali da destare dubbi sulla veridicità dei fatti dichiarati". A Sparti venivano contestate le dichiarazioni fatte in aula nel 2018, per "screditare la credibilità del padre". Per l’accusa, tra l’altro, mentì dicendo di aver chiesto al padre morente perché avesse detto il falso ("Fioravanti e Mambro erano alla stazione vestiti da tirolesi"), sentendosi rispondere "non potevo fare altrimenti". Una "presunta confessione" in "netto contrasto con le dichiarazioni ribadite in varie sedi da Massimo Sparti, di cui plurime sentenze hanno saggiato l’attendibilità". Per Del Borrello perciò "non emerge ’positivamente’ la prova dell’innocenza di Stefano Sparti". Soddisfatti gli avvocati di parte civile Andrea Speranzoni (foto), Alessandro Forti, Lisa Baravelli, Alessia Merluzzi: "Altra conferma della credibilità di Massimo Sparti e delle responsabilità dei Nar".

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