"Fare il commerciante è la mia vocazione"

Claudio Nanni fa pulizia al negozio di articoli sportivi aspettando la riapertura: "Ma non cambierei per niente al mondo, amo questo lavoro"

Oltre mezzo secolo di sport. Le candeline dei 50 anni "Nanni Sport" le ha spente nel 2017, raggiungendo un traguardo non banale, soprattutto per i tempi che corrono. Un negozio passato, come sempre meno spesso accade, da una generazione all’altra, dal padre Alfeo al figlio Claudio. "Mio padre faceva l’operaio, decise di mettersi in proprio e comprò un negozio che, nel 1967, si occupava anche, ma non solo, di caccia e pesca. Da lì, da via Cavour, è partito tutto", racconta Claudio, 53 anni e una chioma che lo rende da sempre riconoscibilissimo in città. Pochi anni e poi "Nanni Sport" si trasferisce in piazza Galvani, dove esiste e resiste tutt’ora, con una sola cosa che nel tempo non è davvero mai cambiata: l’entusiasmo. Anche quello è stato tramandato di generazione in generazione. "Non potrei e non vorrei mai fare altro, questa è la grande passione che avevo sin da bambino". E non lo dice come frase fatta, Claudio. Perché davvero già da ragazzino "studiavo il minimo indispensabile, poi appena avevo un minuto venivo in ‘bottega’. Diciamo che sono entrato ufficialmente a 15 anni, ma ufficiosamente molto prima", sorride. Altri tempi, ricorda, per il commercio di articoli sportivi. "Impossibile proprio fare un paragone. C’erano pochi articoli e poche pretese. Se volevi una maglia da calcio, quella c’era e di quella ti accontentavi, altroché ‘non la voglio rossa, ce l’hai bianca?’".

A proposito, il calcio. Uscendo dal caccia e pesca, il primo sport che ha cominciato a entrare nei negozi specializzati è stato naturalmente il più popolare d’Italia. "All’inizio degli anni ’70 c’erano i primi palloni di cuoio, poi sono arrivate le prime scarpe coi tacchetti. Anche in questo caso, pochissima scelta naturalmente. Mica come oggi". A proposito, oggi invece? "Oggi c’è una tale sterminata varietà di articoli che ti ci perdi. Lo dice sempre mio papà, che era decisamente più semplice fare il commerciante 30 anni fa rispetto a oggi. Devi essere informatissimo perché a volte entrano clienti più informati di te. O, peggio, che pensano di essere più informati di te".

E in quel caso, che si fa? Nanni è lapidario. "Da commerciante io mi sento in dovere di dare un consiglio. Poi però se il cliente vuole a tutti i costi un prodotto, è giusto che lo acquisti". Ma non è la varietà l’unico problema dell’attuale commercio. C’è stata l’invasione di outlet e centri commerciali, e l’e-commerce fa anch’esso una spietata concorrenza. "Ho visto bimbi venire in negozio con i piedi distrutti da una scarpa da calcio. Una volta c’erano le seconde e terze scelte di maglie e scarpe, adesso su internet finisce tutto nel ‘calderone’". Difficile resistere alla tentazione di dire basta, di mollare tutto e serrare la saracinesca. "Giuro, non l’ho mai pensato. E dire che di proposte me ne hanno fatte tante, come agente di commercio. Ma la mia vita è questa, a me piace il paese, mi piace il contatto diretto con la gente. Momenti di difficoltà ce ne sono stati e ce ne sono, ma è impagabile poter fare il mestiere che ho sempre sognato di fare". In questo periodo Claudio si dedica "alle grandi pulizie". Poi si ripartirà. E lo troverete come sempre dietro al bancone, e vicino a lui a fargli compagnia il papà 92enne Alfeo, "perché per lui l’unica sua vera casa è questa".

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