ROSALBA CARBUTTI
Cronaca

Faro sul Marconi. L’affondo di Bignami:: "Invece di dividere utili punti alla rete regionale"

Il meloniano: "I soci che lo gestiscono devono fare gli interessi del territorio. Enac è fortemente irritato e in campo ci sono anche altri soggetti". Poi attacca Lepore: "I danni per il Passante? Li chieda ai suoi amici Pd".

Un volo Ryanair al Marconi e i nuovi varchi di sicurezza dell’aeroporto

Un volo Ryanair al Marconi e i nuovi varchi di sicurezza dell’aeroporto

Sotto i riflettori non c’è solo lo stallo del Passante, fermo inesorabilmente al "lotto zero". A finire sotto la lente c’è tutto il grande tema della mobilità che tiene banco sotto le Due Torri, ma non solo, considerando che il "nodo di Bologna" supera i confini cittadini. Da qui, a finire sul tavolo c’è anche il tema dell’aeroporto di Bologna e il dibattito sulla rete regionale degli scali. Il bolognese Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e già viceministro alle Infrastrutture, accende un faro: "Chi gestisce l’aeroporto punta a 20 milioni di passeggeri? Va bene, ma va fatto rispettando la Convenzione con lo Stato che è il proprietario dell’infrastruttura. E per noi l’interesse da perseguire non è quello di chi gestisce l’aeroporto magari intimorito dal Pd locale, ma del territorio".

Per Bignami, l’orizzonte è quello di un sistema aeroportuale regionale che metta in rete i vari scali, un po’ come auspicato dal governatore dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale: "La gestione del Marconi ha fatto molto, gli va riconosciuto. Ma non condivido tutto. Invece che dividere gli utili come ha fatto, li impiegasse per attuare al più presto il piano di sviluppo, puntando a costruire una rete regionale", sprona il meloniano. E, senza troppi giri di parole, lancia un avvertimento: "Se l’attuale gestione del Marconi non se la sente, in campo ci sono altri soggetti candidati a gestire lo scalo al posto loro. Non a caso mi risulta che Enac, l’ente che governa queste questioni, sia fortemente irritato e stia riflettendo su come procedere".

Insomma, il ragionamento è chiaro: bene il maxi-piano d’investimenti fino al 2026 che vale circa 200 milioni per il restyling dello scalo, ma serve andare oltre l’autoreferenzialità dello scalo e procedere in un’ottica di interesse pubblico. Interesse pubblico che deve contemplare la prospettiva regionale di messa in rete degli scali.

Non è un segreto che sulle nomine del nuovo cda del Marconi ci fossero state polemiche, con il consigliere regionale meloniano Francesco Sassone che aveva criticato la presenza in cda di Annarita Bove, avvocata giuslavorista, ex candidata 5 Stelle alle ultime elezioni Regionali. I soci pubblici – Camera di Commercio, Comune e Regione – avevano difeso le nomine (dopo anche la bocciatura della proposta di far salire i componenti del consiglio da 9 a 11), ma la polemica politica, comunque, aveva tenuto banco per qualche giorno.

Ma se per il Marconi urge un piano di sviluppo, come si fa a ragionare in grande senza una rete viaria all’altezza? Se il Passante "non è risolutivo", come dice Bignami, quali sono le alternative? Il meloniano "vede più possibile un intervento limitato, di messa in sicurezza che potenzi l’attuale infrastruttura". Di fatto, un mini-intervento su autostrada e tangenziale, "un riordino di quel che c’è. Ma non deve avere la presunzione di essere la soluzione definitiva, anche perché altrimenti Autostrade poi non fa più nulla". Sul sindaco Matteo Lepore non usa parole gentili: "Chiede i danni a governo e Aspi per lo stallo dell’opera? In realtà dovrebbe chiederli ai suoi amici di partito. E comunque sarebbe solo un altro favore ad Autostrade, dopo quello di aver cancellato il tracciato a Nord. In questo modo Aspi mentre è in contenzioso col Comune potrebbe dedicarsi ad altre opere".