"Fate attenzione al miele cinese, è falso"

Il grido d’allarme del presidente dell’Osservatorio Nazionale: "Costa troppo poco e viene usato nella pasticceria industriale".

Non basta il clima, non basta l’inquinamento. Ora c’è un nuovo nemico per il miele, e viene impropriamente chiamato con lo stesso nome, ma miele non è. Il problema è salito alla ribalta nazionale nelle ultime settimane, ma in realtà, rivela Giancarlo Naldi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale del Miele che ha sede Castel San Pietro Terme, esiste ormai da alcuni anni: dalla Cina arriva miele "che non è miele, che non rispetta nessuno dei dettami imposti dall’Unione Europa", è lo sconsolato commento di Naldi, che poi si inoltra in un’analisi molto lucida che va nella direzione della tutela del consumatore.

"Voglio chiarirlo subito – sottolinea – Diffidate da qualsiasi prodotto venga offerto sul mercato a prezzi bassissimi: penso anche all’olio e al formaggio, per esempio, che sono tra i prodotti più imitati". Tornando al problema del miele-non miele, Naldi è categorico e spietato: "E’ qualcosa di davvero deprecabile, da combattere con tutte le armi possibili, una vera e propria adulterazione. La legge in materia di miele è molto chiara, non interpretabile: al miele non può essere sottratto nulla e aggiunto nulla, per poter avere la definizione e la denominazione di quel prodotto che tutti conosciamo sin da quando siamo bambini. Questo prodotto che invece arriva dalla Cina del miele non ha spesso nulla, e quando non è creato in laboratorio, viene comunque realizzato sottraendo nettare dall’alveare che poi viene asciugato con procedure industriali".

La domanda che al consumatore sorge spontanea è come evitare la trappola del miele fatto in laboratorio: "Non è neppure troppo complicato, basta basarsi semplicemente sul prezzo. Un miele di buona fattura non può costare meno di 8-9 euro al chilo, dunque 4-4.5 euro al vasetto da mezzo chilo. Ciò che viene spacciato per miele ad un euro al vasetto, che è più o meno il prezzo al quale viene offerto questo prodotto, non può essere miele e dev’essere evitato". C’è però da chiarire anche un altro aspetto basilare: "Quello cinese non è un prodotto che si trova comunemente negli scaffali dei supermercati, salvo forse casi rarissimi. Viene invece impiegato, e questo certo non ci dà comunque conforto, nella pasticceria industriale, quindi per la produzione di biscotti, per esempio, o magari di brioches al miele".

Prestare dunque attenzione a ciò che si acquista, è il consiglio di Naldi e dell’Osservatorio del Miele che intanto può rendere ufficiale una notizia davvero attesa e fino a poche settimane fa insperata. "A settembre la fiera del miele ci sarà così come ci sarà il concorso delle tre gocce d’oro giunto alla quarantesima edizione. Ci siamo lavorando, tra qualche settimana potremo dire qualcosa di più". Il settembre, insomma, con il miele sarà più dolce e più… castellano.

Claudio Bolognesi

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