
Il presidente in carica da metà anni ‘90 lascia: "Bologna è molto diversa. Dalla Fiera al Marconi: c’è fermento. E chi viene vive davvero la città. Ma bisogna regolare le strutture extra ricettive e la concorrenza sleale".
De Scrilli, com’era Bologna quando venne eletto?
"Il turismo era la Cenerentola dell’economia. Oggi rappresenta il 15% del Pil bolognese, se poi aggiungiamo anche l’indotto, diventa sicuramente la prima voce della città. Ha un ruolo e un valore che non tutti riconoscono, ma che portano benessere a tutti".
Celso De Scrilli (foto) è il presidente di Federalberghi in carica dal 1994: dopo l’assemblea in programma domani, lascerà il proprio ruolo dopo oltre 30 anni. Un’occasione per raccontare le trasformazioni della città in tutte le sue mille sfaccettature.
Parliamo di un’altra Bologna, molto diversa, insomma?
"Trent’anni fa gli alberghi vivevano solo grazie alla Fiera: non c’era assolutamente il turismo di chi veniva a visitare la città. Molte strutture chiudevano d’estate. Qualcuno anche durante le vacanze di Natale. Addirittura altri pensavano di stare fermi perfino nei weekend. Oggi direbbero: ‘Ma siamo matti?’. È cambiato tanto, è cambiato tutto".
In bene o in male?
"Io dico per fortuna, perché se non ci fosse il turismo, questa sarebbe una città più povera".
Ci sono voluti diversi sforzi?
"Noi, come associazione, abbiamo sempre provato a convincere l’amministrazione a investire nella promozione turistica. E, a forza di rompere le scatole, alla fine qualcosa è successo...".
Cosa, più di altro?
"Con l’allora sindaco Virginio Merola parlammo di dare vita a Bologna Welcome, Matteo Lepore faceva ancora l’assessore. Abbiamo impiegato due anni per costruirla, all’inizio eravamo 5-6 persone...".
Poi?
"Qualcosa ha iniziato a muoversi. Non solo in città, ma anche in Appennino. Guai, però, a parlare di overtourism".
Una balla?
"Qui non esiste. Da noi continuano a venire gli stranieri, che sono oltre il 50% degli arrivi. Vengono e per due o tre giorni vivono da bolognesi, non da turisti. È completamente diverso rispetto a Venezia o a Firenze, dove non c’è questo contatto tra il turista e chi vive la città".
Fiera, aeroporto, tram: c’è vivacità. Come vede il futuro?
"Il turismo si muove insieme con infrastrutture e trasporti. Il Marconi è uno dei fattori più importanti, soprattutto per l’estero. Anche la Fiera in questi ultimi anni è cresciuta molto, ha superato Milano come fatturato: 10 anni fa sarebbe stato impensabile. Oggi è un distretto che comprende anche eccellenze come il Tecnopolo, un’area in sviluppo".
E il Passante?
"Se ne parlava già nel ‘94 (sorride, ndr). Sapevamo tutti come l’autostrada fosse già satura. Non so dire quale sia la soluzione più adatta, ma Bologna chiaramente non può più sopportare tutto il traffico dal nord al sud del Paese: andava fatto 15 o 20 anni fa e invece siamo ancora qui a parlarne. Mi ricordo che fu Giovanni Salizzoni nei primi anni 2000 a fare la proposta a sud...".
Sugli alberghi, invece, occorre fare qualcosa di più?
"Il problema vero è l’extra alberghiero, soprattutto la concorrenza sleale. In più si tolgono case a giovani lavoratori e studenti. Non c’è chiarezza, mancano i controlli. Servono norme chiare e più efficienti: è innegabile".