Ferie d’agosto, le aziende non chiudono più

Una su tre resta aperta. Veronesi (Camera di Commercio): "Tra le piccole soprattutto, c’è il 50 per cento di stop in meno del 2019".

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Se i commercianti hanno abbassato le serrande più dell’anno scorso, non si può dire lo stesso delle aziende. Non tanto di quelle grandi o medio-grandi, che comunque puntano su una rotazione dei dipendenti, ma di quelle più piccole e degli artigiani. Le ferie d’agosto non esistono più? La fotografia non è proprio quella che avrebbe voluto scattare Carlo Bonomi, numero uno di Confindustria nazionale, che chiedeva di lavorare senza sosta anche col solleone, ma qualche chiusura in meno c’è. Valerio Veronesi, presidente della Camera di Commercio, spiega, infatti, che "i piccoli artigiani hanno pensato di sfruttare agosto, visto che non tutti sono andati in vacanza. Ma anche le piccole imprese, quelle da uno a nove dipendenti, sono indietro con gli ordini dopo il lockdown. E, quindi, hanno preferito rimanere aperte circa il 50 per cento in più rispetto al 2019".

Del resto, Confindustria Emilia, in un suo recente sondaggio, aveva stimato che un’azienda su tre non avrebbe chiuso nel mese ’caldo’ delle ferie. E che un altro 49 per cento avrebbe comunque limitato lo stop a due settimane.

"C’è la voglia di recuperare, di consegnare tutto quello che era stato bloccato. Gli stessi imprenditori, quest’anno, vedo che non si rilassano granché nelle località marittime o montane. C’è bisogno di riprogrammare il futuro. Pensare a far sì che l’autunno sia meno nero, nonostante le ricadute del Covid", continua Veronesi.

Perché se le big tengono botta, c’è tutto un mondo da salvare. Le subfoniture, le maestranze, tutta la filiera. C’è poi la preoccupazione legata ai nuovi focolai che potrebbe avere pesanti ripercussioni sanitarie ed anche economiche. In Emilia-Romagna, però, si scommette sulla ripresa. "È prevedibile, anche perché c’è stato un calo molto violento nei primi sei mesi. La ripresa la vediamo già da luglio", ha detto ieri Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Emilia Romagna. Per le filiere del made in Italy legate all’export – molto importanti nel territorio bolognese – le previsioni sono "positive per il secondo semestre, con un calo rispetto al secondo semestre del 2019, ma di ripresa comunque rispetto ai primi sei mesi dell’anno".

Ma se, sostanzialmente, qualche segnale positivo c’è, restano i dubbi degli imprenditori sul blocco dei licenziamenti, vero tema caldo rimandato ai prossimi mesi.

Ferrari spiega che "non si possono bloccare le aziende con dei carichi di personale che non sono gestibili", mentre i sindacati sono di tutt’altro avviso. Michele Bulgarelli, numero uno della Fiom di Bologna, nel ricordare i tanti accordi di cassa integrazione a fine luglio e le ulteriori settimane previste dal decreto agosto, insiste sulla necessità di "mantenere competenze e professionalità e in questo senso va il blocco dei licenziamenti. La riduzione degli orari, per redistribuire il lavoro che c’è, e la formazione e riqualificazione durante gli ammortizzatori sociali, sono aspetti sui quali penso si possa e debba discutere".

Rosalba Carbutti

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