Festa con assembramento nel b&b affittato da papà

Quattordici ragazzini, di 16 e 17 anni, multati dai carabinieri in via San Felice. Nessuna sanzione, invece, per i genitori che hanno organizzato la serata

Migration

di Nicoletta Tempera

Se i genitori per primi sono degli irresponsabili, come si può pretendere che i figli siano esempi di spiccata virtù giovanile? Fa riflettere, anche sul piano dell’efficacia delle sanzioni, l’intervento della notte scorsa dei carabinieri del Radiomobile. Che, chiamati a mezzanotte da alcuni vicini che da ore sentivano musica a tutto volume e schiamazzi arrivare da un appartamento di via San Felice, hanno trovato all’interno quattordici ragazzini. Erano tutti minorenni, tra i 16 e i 17 anni. Quando i militari hanno chiesto loro cosa stessero festeggiando, gli adolescenti hanno risposto che erano lì per il compleanno di una loro amica, che compiva 16 anni.

Ma di chi era l’appartamento dove si trovavano, da soli, i quattordici minorenni? Era forse la seconda casa di uno di loro, dove erano andati di nascosto dalle famiglie? No. Era un appartamento preso in affitto per una notte, appositamente per organizzare la festa. E ad affittarlo non era stata la sedicenne, magari fornendo false generalità su qualche sito per affitti brevi. Erano stati proprio i suoi genitori. Che, infischiandosene della pandemia, delle restrizioni che stanno mettendo in ginocchio l’intero Paese, dei sacrifici dei ristoratori e di chi, in generale, rispetta le rigide regole anti-Covid, hanno voluto ‘regalare’ alla loro bambina un’occasione di svago, stipando in un appartamento, benché piuttosto ampio (150 metri quadri) almeno quattordici adolescenti. Alla fine, a essere multati sono stati solo loro, i ragazzini, con i 400 euro canonici di sanzione a testa. I genitori della festeggiata, artefici materiali della situazione illegale, invece, se la sono cavata senza neppure un euro di multa.

Una situazione che ha del paradossale. Perché se è vero che, in maniera indiretta, a pagare saranno effettivamente i genitori non solo della neosedicenne, ma anche di tutti i suoi ospiti (poi riaffidati alle famiglie dai militari), la vicenda pone interrogativi su più livelli. Sul piano sanzionatorio, perché evidenzia un vuoto normativo. A Capodanno, in Appennino, era stato multato un ristoratore che, nel suo locale, aveva organizzato una cena privata, per tre soli clienti. Adulti, distanziati. La loro colpa è stata quella di aver cenato in un ristorante anziché in casa. Qui siamo di fronte a una faccenda ben più seria. Adolescenti lasciati soli a fare festa (e già su questo si potrebbe discutere), in un luogo che non si può classificare come proprietà privata, visto che, a tutti gli effetti, si tratta di un’attività ricettiva. Eppure, chi ha organizzato tutto, probabilmente senza neppure informare l’affitta-camere di cosa avrebbe ospitato, non ha responsabilità. Né penali, né amministrative.

Sul piano sociale, invece, la vicenda dimostra come sia profondamente sbagliato etichettare i ragazzini come untori e unici artefici di condotte a rischio, visto che, almeno sul piano ipotetico, qualcuno dovrebbe vigilare sui minorenni e questo qualcuno è, in primo luogo, la famiglia. Che in questo caso specifico, diventa addirittura complice, per non dire istigatrice, di condotte sbagliate, irresponsabili, illegali. I ragazzini possono sbagliare, fa parte dell’età. Gli adulti che insegnano loro la disobbedienza, quando in ballo c’è la salute, no.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro