Festini a Bologna, la mappa delle ville del sesso

Dalle intercettazioni, la ricostruzione degli inquirenti. Per il pm l’imprenditore ai domiciliari "ha indotto ragazze alla prostituzione"

Cocaina e sesso ai festini nelle ville di Bologna

Cocaina e sesso ai festini nelle ville di Bologna

Bologna, 21 novembre 2021 - C’era il medico "di una certa età" a caccia di escort o la sorpresa da fare "al fratello di ritorno da Milano". C’era la "marchettina con regalino", chi chiedeva "due zoc... per la serata" e chi "carne fresca, new entry" nel giro. E a tutto, secondo le accuse di Arma e Procura, ci avrebbe pensato S.M., l’imprenditore di 46 anni e gestore di un locale sui colli finito ai domiciliari con le accuse, "dal 17 dicembre 2017 e a tutt’oggi in essere", di spaccio e favoreggiamento della prostituzione nell’inchiesta (che vede altri indagati) nata da Villa Inferno. E da quelle chiacchierate intercettate, gli inquirenti sono arrivati a mappare i luoghi dove avvenivano le feste – sicuramente lecite – organizzate dall’imprenditore ma che spesso sfociavano in qualcosa di proibito: spaccio di cocaina e ragazze indotte alla prostituzione.

"L’intermediario"

Racconta una delle testimoni – una trentina i sentiti dal pm Stefano Dambruoso e dai carabinieri del Nucleo Investigativo – che dopo una festa in una villa di Bologna, organizzata da S.M., parte della comitiva (compreso il 46enne incensurato) si trasferì in un’abitazione in zona Saragozza. La "cocaina – dirà lei – era già lì", sui piatti e divisa in righe, e con la ’neve’ c’erano pure due giovani ragazze "già svestite" e pronte al sesso. Negli atti si fa riferimento anche ad altre serate finite nel mirino degli inquirenti, tra Bologna e Modena (un caso in una villa), oltre a una serata a Riccione. Proprio in alcune di queste l’imprenditore, stando agli addebiti, avrebbe favorito e indotto alla prostituzione donne maggiorenni, "reclutandole" e vestendo i panni dell’intermediario tra le stesse e gli uomini che lo contattavano per incontri di natura sessuale. "Hai due zoc...?", chiede un amico al 46enne che risponde: "Devo sentire le ragazze e ti faccio sapere". Mentre un altro: "Dai, fammi fare un giro di valzer...".

L’ordinanza

Un’inchiesta che nasce dalle dichiarazioni di una quarantenne (minacciata un mese fa dall’indagato) che a novembre 2020, in piena indagine sui festini a Villa Inferno (15 imputati, ndr), parlò di serate proibite, facendo nomi di professionisti di Bologna – avvocati, imprenditori, medici, un notaio, un frate, ex uomini delle forze dell’ordine –, locali ’in’, coca e sesso nelle ville della Bolobene. Per il 46enne la Procura aveva chiesto il carcere, il gip Alberto Ziroldi ha disposto invece i domiciliari riqualificando le cessioni di droga (tre gli episodi contestati) in lieve entità; ritenendo l’ipotesi di inquinamento di prove solo per il reato di favoreggiamento della prostituzione.

L’uomo deve rispondere anche di morte come conseguenza di altro reato, ovvero – secondo le accuse di due donne – per aver ceduto una dose di cocaina a un amico tennista, poi deceduto: era il 2017. Per il fatto, però, non è stata richiesta la misura cautelare. Martedì alle 14 l’interrogatorio dove l’imprenditore ha già fatto sapere che chiarirà ogni cosa e con il suo avvocato, Matteo Murgo, pronto a impugnare la misura davanti al Riesame.

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