Bologna, feti e resti umani nei barili. Scoperta choc in un capannone

Nella zona industriale vicino Granarolo. Sulla vicenda sta indagando la Squadra mobile. Il sospetto è che possa trattarsi di materiale proveniente da ospedali o centri medici

Feti trovati nei barili a Bologna

Feti trovati nei barili a Bologna

Bologna, 19 febbraio 2022 - Una quarantina di fusti gialli, accatastati contro il muro del capannone, tra ferri vecchi e mobili rotti. E dentro, quelli che sembrano essere feti e resti umani, a galla in un liquido verdino. È una storia agghiacciante quella su cui sta indagando, nel massimo riserbo, la Squadra mobile della polizia, coordinata dalla Procura. Una vicenda "tutta da verificare", come si è limitato a dire il procuratore capo Giuseppe Amato.

Aggiornamento Indagato gestore del capannone. I resti da un museo dell’università Da dove provengono e l'inchiesta: le ultime notizie - 

Tutto inizia la sera di mercoledì, in un capannone di via dell’Artigianato, nella zona industriale di Granarolo. Succede che un ragazzo di origine sinti, solito raccogliere ferro con il suo camioncino nelle aziende della zona, venga chiamato dal titolare di una società che si occupa di svuotare cantine e magazzini. E, stando al racconto fatto dal giovane, quest’ultimo gli propone di portare via, oltre al ferro, anche i fusti, col compito di "smaltirli da qualche parte". Il ragazzo gli dice che si può fare, ma che prima di caricare i barili - che riportano sul fianco il simbolo dei rifiuti biologici speciali - con il gancio sul cassone del camion, vuol sapere cosa contengano. Ne prova ad aprire uno, si rompe il coperchio. E, nel liquido sporco, spunta un feto. A galla.

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Il ragazzo si spaventa. Filma tutto quello che vede. È terrorizzato. Non vuol sapere niente di quella storia. E decide di chiamare alcuni poliziotti che conosce, per segnalare il macabro ritrovamento. Perché non c’è solo quel corpicino. Ma altri ne spuntano, dagli altri barili. E spuntano anche resti umani. Il liquido non fa cattivo odore. E questo fa ipotizzare che si tratti di formaldeide o di un’altra sostanza per la conservazione medica dei corpi ai fini della ricerca. Quando i poliziotti della Squadra mobile arrivano, vedono coi loro occhi che non si tratta di fantasie. I resti ci sono, sembrano proprio umani. Viene limitato lo spazio intorno al capannone. Viene chiamata la Scientifica. Arrivano anche i vigili del fuoco del Nucleo Nbcr, quelli specializzati anche sul rischio batteriologico. Tra la notte e il giorno successivo, viene portato via tutto, sotto sequestro a disposizione della magistratura. Viene fatto un sopralluogo analogo anche in via dell’Industria, alle Roveri. E partono le indagini, per capire come mai quei fusti fossero lì, chi li avesse portati in un deposito di immondizia e ferri vecchi, come fossero dei rifiuti normali. Un compito che in queste ore sta svolgendo la polizia, che ha ascoltato alcuni dipendenti del Sant’Orsola, per capire come funzioni, nella prassi, lo smaltimento dei resti biologici provenienti dagli ospedali. In sostanza, i resti umani vengono cremati o nel caso di bimbi non nati i genitori possono decidere se procedere all’inumazione. Solo nel caso che le famiglie dispongano di donare il corpo alla scienza, allora si può verificare il caso che i corpi vengano affidati a enti di ricerca e conservati in formaldeide. Ma questo tipo di attività a Bologna non viene svolta: ci sono aziende che se ne occupano, ma non in città. Tra l’altro, il Sant’Orsola, come gli altri ospedali, tiene un registro, dove vengono annotati tutti i passaggi relativi a questi iter. Un giallo, quindi, la provenienza di questi barili, che la polizia sta cercando di chiarire, ascoltando tutte le persone coinvolte nella vicenda, dal ragazzo che ha dato l’allarme e al titolare del capannone dove erano accatastati, sopra a dei pallet, i bidoni.

La presenza della polizia, dei vigili del fuoco con le tute bianche e dei carabinieri nella strada ha preoccupato i residenti della zona, che hanno chiesto sui social cosa fosse accaduto. Una vicenda troppo delicata e ancora piena di punti interrogativi, tanto che lo stesso sindaco di Granarolo Alessandro Ricci, interpellato dal Carlino , ha risposto con un "No comment".  

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