Bologna, 2 aprile 2025 – Da Nord a Sud, l’Italia si mobilita. I collettivi transfemministi, guidati da NonUnaDiMeno, stanno riempiendo le piazze delle principali città. Bologna non si tira indietro: l’associazione ha organizzato una fiaccolata in Piazza Maggiore per commemorare le ultime due donne brutalmente uccise.
L’evento è dedicato a Sara Campanella e Ilaria Sula, entrambe accoltellate. Sara Campanella, ventiduenne di Messina, è stata colpita alla gola da un compagno di corso. Il corpo di Ilaria Sula, scomparsa lo scorso 25 marzo, è stato ritrovato oggi in una zona boschiva, chiuso in una valigia. A ucciderla è stato il suo ex fidanzato, Mark Antony Samson.
Alle 19:33 in piazza sono già presenti quasi un centinaio di persone. Poco dopo, la folla aumenta: tante le donne, tutte unite a intonare i cori di NonUnaDiMeno. Al centro della piazza uno striscione recita: “Zittə mai, siamo marea”.
È una piazza carica di rabbia, che pretende giustizia, che è stanca della violenza che ogni giorno colpisce le donne e le soggettività marginalizzate: persone con disabilità, la comunità LGBTQIA+ e le migranti. L’organizzazione è stata improvvisata, il microfono arriva da un artista di strada. A prendere la parola è una delle organizzatrici del sit-in:
“Siamo qui perché ci siamo svegliate indignate per ciò che sta accadendo. Organizzare un sit-in in così poco tempo è una sfida, ma il nostro intento è chiaro: lasciare un microfono aperto per condividere rabbia e dolore. Non possiamo più restare in silenzio. Due femminicidi in meno di un giorno non sono un caso. Non si tratta di episodi isolati o di raptus: è violenza di genere, è patriarcato. E mentre contiamo le vittime e chiediamo sicurezza, c’è chi cerca di spostare il discorso altrove. In città stanno comparendo manifesti contro la violenza “maschile”, un modo per negare il patriarcato. Ma a morire, a essere stuprate, siamo sempre noi”.
Queste parole risuonano tra la folla, che chiede a gran voce un’educazione all’affettività e al consenso. La fiaccolata prosegue tra interventi e testimonianze e si trasforma in corteo: la folla attraversa Strada Maggiore per raggiungere Piazza Verdi. Un modo per occupare lo spazio pubblico e ribadire che non resteranno in silenzio.
La piazza si rivolge agli uomini, chiedendo loro di liberarsi del patriarcato. La violenza maschile non è un destino, è una costruzione. E si può scegliere come agire.
“Parlate con i vostri amici, con i vostri padri. Non delegate a questa piazza il peso dell’educazione e del cambiamento: è anche vostro compito. Siate alleati, non spettatori. Siate complici della lotta, non semplici osservatori. Ci vogliamo vive, ci vogliamo libere”. “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”. Piazza Maggiore urla la sua rabbia contro un sistema violento. Per Sara non bastano il silenzio e il lutto: “Urleremo forte e bruceremo tutto”.
Un momento di raccoglimento. Una partecipante invita a osservare un minuto di silenzio, a guardarsi negli occhi, a costruire un senso di comunità. NonUnaDiMeno prende la parola: “Siamo tristi e amareggiate. Non siamo più disposte a tornare indietro. Non daremo tregua a nessun femminicidio. E l’unica risposta arrivata dal governo è stata punitiva. Ma noi degli ergastoli non ce ne facciamo nulla”.
Sara Campanella e Ilaria Sula sono le ultime due di una lunga lista: 23 donne uccise solo in questo 2025. “La sicurezza non la fanno le armi, ma i redditi di autodeterminazione, l’educazione affettivo-sessuale. I giornali continuano a raccontare storie che colpevolizzano chi muore. Ma noi l’aiuto lo abbiamo sempre chiesto. E non è mai stato abbastanza. Noi scegliamo sempre la libertà. E non lasceremo che le morti delle nostre sorelle portino al silenzio: siamo qui per bruciare tutto. Noi siamo marea”.
Per questo il 12 e 13 aprile NonUnaDiMeno terrà un’assemblea nazionale: un’occasione per dare voce a tutte le sorelle uccise.
Tensione durante il corteo
Quando il corteo ha superato piazza Aldrovandi, arrivato in piazza Verdi, alcuni uomini si sono avvicinati con l’intenzione di disturbare la marcia che risponde con il coro ‘fuori gli abuser dal corteo’. Uno dei manifestanti ha preso uno schiaffo perché intervenuto, cercando di allontanare i disturbatori.