Finocchiaro: "La sfida è digitalizzare il sapere"

La docente di diritto privato e di Internet si candida a rettrice: "Prendo quest’impegno: così renderemo aperti archivi e biblioteche"

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di Francesco Zuppiroli

Due giorni al voto. Martedì e mercoledì l’Alma Mater dirà la sua ultima parola su chi sarà il prossimo Rettore o Rettrice dell’Ateneo. Ultima parola che sulle nostre colonne va alla candidata Giusella Finocchiaro, professoressa ordinaria di diritto privato e di diritto di Internet, nel dipartimento di Scienze giuridiche. Durante la propria carriera, Finocchiaro è stata direttrice del master ’Sicurezza e privacy’ e responsabile di numerosi progetti di ricerca. Rappresenta l’Italia nella Commissione sul commercio elettronico dell’Uncitral di cui è Presidente. È anche Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Professoressa Giusella Finocchiaro, il prossimo sessennio segnerà un punto di svolta verso un nuovo corso. Come Università, quali sfide primarie individua?

"La sfida più importante per noi sarà ripensare il nostro modello di Ateneo alla luce delle linee del Pnrr. All’interno di ciò dovremo inquadrare la nostra attività didattica, tornando in presenza, ma aprendo anche a forme volontarie di didattica d’eccellenza online. Servirà poi inquadrare la ricerca non solo come applicata, ma anche libera, con l’Ateneo pronto a finanziarla. Credo poi sia necessario rendere più efficace la nostra macchina puntando sulla semplificazione e sulla decentralizzazione dell’organizzazione amministrativa".

Grande attenzione alla semplificazione quindi. Come mai questa scelta e che vantaggi può portare?

"È un tema centrale non solo per l’Ateneo. Lo stesso Pnrr pone grande attenzione alla semplificazione amministrativa e legislativa. È necessaria per liberare le energie dei nostri ricercatori e dei nostri eccellenti amministratori, permettendoci di concentrarci meglio sugli obiettivi da raggiungere".

Un altro caposaldo del suo programma riguarda la digitalizzazione…

"Fa parte della mia storia accademica e credo possa essere un potente acceleratore di processi, a condizione che sia regolarizzato dall’agire amministrativo. Quando si parla di digitalizzazione e Pnrr si tende poi a pensare prevalentemente ad aspetti tecno–scientifici del sapere. Ma un impegno che mi prendo è, tramite la digitalizzazione del sapere e del patrimonio universitario, di riportare al centro del dibattito culturale nazionale e internazionale le risorse culturali dell’Alma Mater. Digitalizzare in questo senso significa restituire un ruolo primario alle nostre biblioteche, archivi, musei e renderli ‘open’ a tutta la comunità".

Sono queste le chiavi per una nuova leadership?

"Io immagino che l’UniBo possa essere leader a livello nazionale e internazionale, recuperando l’orgoglio che le appartiene, orgoglio per sé e per le città che occupa. Solo con una strategia dialogante e condivisa con il territorio in cui siamo potremo far parte del motore trainante per la ripartenza del Paese. E poi serve essere innovativi".

In che senso?

"Serve fare rete, anche con le imprese, e sviluppare assieme un disegno strategico in cui l’Università è il soggetto che disegna le infrastrutture della conoscenza, per tracciare la ripartenza e lo sfruttamento delle nuove risorse".

Come immagina invece il suo modello di governance interna?

"In tutta la mia carriera ho lavorato in squadra e sarà ancora così. Vorrei costituire un gruppo forte, autorevole, di colleghi con cui confrontarsi in modo costante. Credo sia importante per rendere chiare e leggibili le deleghe che un Rettore assegna e mantenere un presidio sempre, sia a livello strategico che politico".

E per la valorizzazione dei punti di eccellenza dell’Università cos’altro fare? Per esempio per il dipartimento di medicina.

"La medicina universitaria è eccellente per qualità e ricerca scientifica. Questo va tutelato, così come tutti i progetti assolutamente positivi, dagli Irccs ai corsi di laurea a Forlì e Ravenna, fino al progetto della torre biomedica, da presidiare con orgoglio e consapevolezza".

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