Bologna, 5 agosto 2023 – Invisibile. E per questo ancora più insidiosa. La ketamina scorre a fiumi nelle fogne di Bologna, ma in superficie, se non sai dove cercarla, non la vedi. Lo dicono le statistiche dei sequestri delle forze dell’ordine, dove questa droga, tanto diffusa quanto pericolosa, quasi non compare.
"Perché i test rapidi non riescono a rilevarla. Sono necessarie analisi di laboratorio di secondo livello", come spiega la medico legale e tossicologa forense Elia Del Borrello, che ha avuto modo in più circostanze di analizzare questa sostanza sintetica, nata come potente anestetico per grandi animali. Il cui consumo in città, negli ultimi tre anni, è raddoppiato.
Dottoressa Del Borrello, quindi è questa ‘invisibilità’ a rendere complesso il monitoraggio della ketamina?
"Certo. È difficile riuscire a individuarla se spacciata per strada, perché ai test rapidi condotti sui campioni sequestrati dalle forze dell’ordine non risulta. E neppure le analisi veloci effettuate in ospedale riescono a trovarne traccia negli assuntori. L’unico modo per riuscire a individuarla è all’esito di attività d’indagine mirate. Anche perché, davvero, i trafficanti la mettono dappertutto".
Si ricorda, nella sua esperienza, qualche caso particolare?
"Ricordo un sequestro di coperte, tra l’altro bellissime, spedite dall’India. La ketamina era intrisa nel tessuto. Ma anche tendine, maglioni, abiti... Di tutto".
E come si estrae poi?
"Vengono lavati i tessuti in lavatrice e l’acqua di risciacquo viene conservata e poi fatta bollire o evaporare. Loro dicono che la ‘friggono’: il residuo in polvere che resta dopo questo procedimento è la ketamina".
Ma che effetti dà su chi l’assume?
"È un allucinogeno molto potente. La chiamano anche ‘bad trip’, brutto viaggio, perché se assunta nelle dosi sbagliate può dare delle sensazioni molto negative, degli incubi da svegli. Crea una forte dipendenza e stravolge completamente la percezione della realtà in chi l’assume: ci sono stati casi di persone che si sono lanciate nel vuoto, convinte come erano in quel momento di poter volare. È estremamente pericolosa, tanto che nei contesti in cui viene assunta si dice ci debba essere sempre un ‘sitter’ lucido, che eviti simili epiloghi. Ma questo, nella realtà, non avviene: basti pensare alle circostanze in cui solitamente la ketamina è consumata".
Di che contesti si tratta?
"La premessa è che questa è una droga prettamente giovanile. Non è come la cocaina, trasversale, utilizzata anche dai professionisti per ‘caricarsi’: chi usa ketamina lo fa solo per sballarsi. E lo fa in discoteca, nei rave... Comunque in gruppo. Si prende da sola, sciolta nell’acqua. E una bottiglietta in cui è dissolta ketamina non si distingue da una qualsiasi bottiglietta di minerale. Non mi stupisce che lo studio dell’Istituto Negri parli di consumo raddoppiato in città: a Bologna un certo tipo di ‘divertimento’ giovanile è da sempre molto diffuso e il Covid ha dato un’ulteriore spinta verso il consumo di sostanze come questa".
Le persone dopo la pandemia hanno avuto più bisogno di fuggire dalla realtà?
"Nel post Covid la gente ha manifestato, in maniera preponderante, le proprie fragilità. I ragazzi in particolare. Anche le insicurezze economiche, le incertezze verso un futuro che non si riesce a programmare spingono a rifugiarsi in mondi paralleli. E ci si rovina".
È impossibile mettere un freno a questo settore dello spaccio?
"È molto difficile contrastarlo. Anche perché è una droga sintetica, si produce in laboratori clandestini. Grosse partite arrivano dal Sud-Est asiatico, ma può essere creata ovunque. E come dicevo ai kit rapidi in uso alle forze dell’ordine non risponde. Si vede solo con le strumentazioni di cui sono dotati i laboratori specializzati".
Ovviamente a Bologna non c’è solo la ketamina. Lo spettro delle droghe che circolano sotto le due Torri è amplissimo. Lo studio dell’Istituto Negri evidenzia come un cittadino su dieci, in città, faccia uso di cannabis.
"Il consumo di sostanze a Bologna è enorme, impressionante. E se uno su dieci si fa le canne, anche la percentuale di chi fa uso di cocaina è altissima. Il problema è far capire alla gente che questa non è la normalità e non potrà mai esserla. Che questa roba fa male. Distrugge vite".