Crac Fortitudo, l'ex dg: "Pedinavo Sacrati di notte"

Parla Gerardo Guarino: "La società era gestita dal presidente e da Corbisiero"

Gilberto Sacrati è stato presidente della Fortitudo dal 2007 al 2010 e dal 2011 al 2012 (Foto Serra)

Gilberto Sacrati è stato presidente della Fortitudo dal 2007 al 2010 e dal 2011 al 2012 (Foto Serra)

Bologna, 11 settembre 2016 - «Io mi occupavo solo delle questioni sportive. Loro gestivano la società». Una distinzione netta, di ruoli e di responsabilità. Ecco ciò che vuole sottolineare con forza Gerardo Guarino, 54 anni, ex poliziotto che smise la divisa per lavorare con Gilberto Sacrati. Prima in una società immobiliare, poi (dal novembre 2007 all’agosto 2010) quale consigliere di amministrazione della Fortitudo, di cui Sacrati era presidente. Un’avventura imprenditoriale che ebbe, come noto, un epilogo disastroso e che ha fatto finire nei guai Sacrati, Guarino e l’altro membro del Cda, Davide Corbisiero, ex direttore amministrativo dell’Aquila. Per tutti e tre infatti il pm Giuseppe Di Giorgio ha chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta e preferenziale, contestando distrazioni di beni (telefonini, computer, mobili), pagamenti fatti a creditori in danno di altri e, soprattutto, di aver taroccato i bilanci nascondendo la reale portata dei debiti verso il fisco, per un totale di 5,4 milioni di euro. Il 21 settembre si terrà l’udienza preliminare.

Guarino, le accuse sono pesantissime.

«Lo so, e se ho sbagliato ne risponderò. Ma non voglio pagare per ciò che non ho fatto. Come ho detto, io mi sono sempre ed esclusivamente occupato della gestione sportiva. Quella societaria era nelle mani del presidente Sacrati e del suo braccio destro Corbisiero. Erano loro a decidere tutto».

Però il pm le contesta, in concorso con gli altri, i pagamenti preferenziali, la distrazione dei beni e l’approvazione dei bilanci taroccati.

«Ovviamente mi difenderò nel processo. Però fin d’ora dev’essere chiaro che non avevo deleghe in tal senso. Non potevo fare pagamenti né gestire la società, anche perché non ne avevo le competenze. Gestivo solo il lato sportivo, a partire dai rapporti con i tifosi».

I beni?

«Figurarsi se ho preso un pc del ’96 o i telefonini Blackberry o Nokia. C’erano decine di quegli oggetti negli scatoloni, in sede. Li usavano i dirigenti e anche i giocatori. Chissà che fine hanno fatto. Certo non li ho presi io».

Veniamo all’accusa più seria: i bilanci taroccati dal 2010 al 2012. Li approvò anche lei?

«Io mi sono dimesso nel 2010 perché il rapporto con Sacrati si era guastato, eravamo sempre in disaccordo. Quindi si tratta solo del bilancio 2010 e, con l’avvocato Matteo Murgo, sto verificando se firmai o meno quel verbale di approvazione. Non ne sono certo».

I bilanci per il pm erano alterati.

«L’aspetto fondamentale è che dei bilanci si occupavano, oltre a Sacrati, l’ufficio amministrativo, i commercialisti incaricati dal presidente-proprietario, il collegio sindacale e l’organismo di controllo federale. Vista la qualità di queste persone, come potevo dubitare che non fossero regolari? Come potevo sapere che erano alterati, non essendo io un esperto della materia fiscale?».

E’ rimasto 4 anni. Perché?

«Lo sanno tutti cosa ho fatto. Ho lottato dall’interno per il bene della Fortitudo, stando più dalla parte dei tifosi che da quella del presidente. Pensi che nell’ultimo periodo ero tornato poliziotto. Seguivo Sacrati di sera, per vedere chi incontrava e impedire che vedesse gente inaffidabile. Lo pedinavo, ma era bravissimo a sfuggirmi».

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