Fragilità, arte ed etica unite nella scultura di Joan Crous

Fragilità, arte ed etica unite  nella scultura di Joan Crous

Fragilità, arte ed etica unite nella scultura di Joan Crous

Dentro le sue opere d’arte a qualcuno sarà capitato di mangiarci, empatizzando immediatamente con la bellezza, la complessità e allo stesso tempo la delicatezza delle stoviglie. Per di più circondati da un ambiente prezioso come quello di Battirame 11 e ‘alimentati’ dalla cucina di Massimiliano Poggi, che da un paio di estati propone le sue ricette nel ristorante alle porte di Bologna, impiattate nelle creazioni di Joan Crous, nato a Girona e da trent’anni sotto le Due Torri. Con la moglie Giovanna Bubbico è fondatore della cooperativa sociale EtaBeta di cui Battirame è sede, ed è maestro nella lavorazione artistica del vetro.

Dal 3 al 5 febbraio al padiglione 26 di Arte Fiera (la kermesse vedrà proprio la cucina dello chef Poggi nella Vip Lounge), sarà proprio l’arte di Crous al centro della nuova edizione della biennale bolognese doutdo, che unisce arte ed etica dal 2011, ossia da quando Alessandra D’Innocenzo la creò nell’ambito delle attività di raccolta fondi dell’Associazione Amici della Fondazione Hòspice Seràgnoli. Il tema guida è Fragilità e le opere in vetro di Crous sono in totale assonanza con la scelta di dare una rappresentazione a questo concetto umano, sociale e ambientale che tutti condividono in prima persona o come abitanti del pianeta. L’artista catalano, che arrivò nella nostra città per finire la sua tesi e il dottorato in storia dell’alimentazione con Massimo Montanari, propone la grande scultura Fràgil (dimensioni 120x360), composizione di sei opere uniche, tutte diverse tra loro, realizzate in fusione di vetro e con interventi manuali dell’artista.

Per Arte Fiera l’allestimento è affidato alla progettazione di Michele De Lucchi in collaborazione con Alberto Nason, industrial e lighting designer. Le sei opere originarie sono state unite in un’unica installazione, un lungo tavolo di vetro che rimanda alla fotografia di Giovanni Gastel La cena di Atene del 2019, realizzata con tutti i precedenti protagonisti della Biennale, qui testimoniati dagli oggetti e dai residui di cibo, cristallizzati sulla superficie dei sei tavoli che compongono la scultura di Crous: il significato è che la scena, nel corso degli anni, è rimasta intatta, ma il punto di vista si è ribaltato dall’esterno all’interno e sono gli oggetti cristallizzati a ‘parlare’.

Benedetta Cucci

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro