SOFIA SPAGNOLI
Cronaca

Frana, viaggio nel paese devastato: "Da tre mesi la vita qui si è fermata"

I residenti hanno creato la rete ‘Sambro al Bivio’: "Da Comune e Regione poche informazioni. Siamo in un limbo"

I residenti hanno creato la rete ’Sambro al Bivio’: "Da Comune e Regione poche informazioni. Siamo in un limbo"

I residenti hanno creato la rete ’Sambro al Bivio’: "Da Comune e Regione poche informazioni. Siamo in un limbo"

San Benedetto, 23 gennaio 2025 – Sono passati tre mesi dal risveglio della grande frana che, lo scorso ottobre, ha scosso la località Ca’ di Sotto, nel comune di San Benedetto Val di Sambro, dopo trent’anni di apparente quiete. Nonostante gli enormi disagi causati alla vita dei cittadini, i cantieri procedono con estrema lentezza, intrappolati in un ping-pong istituzionale che rallenta ogni tentativo di ripresa. Entrando in paese, ci si accorge subito come il volto del paesaggio sia cambiato nella sua morfologia: il movimento franoso ha trasportato oltre venti milioni di metri cubi di sedimenti.

"Lo vedi quell’enorme ammasso di terra? – dice un residente indicando un muro di detriti alto circa 50 metri che si staglia all’ingresso di Ca’ di Sotto – Prima non c’era: era una montagna che stava lassù, in cima". La vecchia strada, un tempo arteria principale del paese, è ora segnata da enormi faglie che rendono il percorso impraticabile. Undici famiglie sono state costrette a lasciare le loro case, considerate inagibili, e a distanza di mesi non sanno ancora quando potranno fare ritorno. Ma non è solo la terra a fare paura: l’enorme frana ha inghiottito il torrente Sambro, ostruendo il suo corso e sommergendo le abitazioni che sorgevano lungo le rive, con il rischio di esondare fino giù a valle.

Facendo un giro nelle zone di intervento, è subito evidente come i mezzi a disposizione non siano sufficienti a fronteggiare l’entità dei danni. Un’immagine colpisce: in mezzo a milioni di sedimenti, si vede una sola ruspa arancio, in lontananza, piccola quanto una formichina. In questo contesto di devastazione, quello che rimproverano i cittadini è la mancanza di comunicazione, chiarezza e trasparenza da parte delle istituzioni.

"Dal 21 ottobre ad oggi, né l’amministrazione né la Regione ci hanno fatto sapere qualcosa di concreto – lamenta Valentina Ghelli, una residente –. Non sanno ancora cosa fare, né come mettere in sicurezza il territorio. E chi è fuori, come fa? Restare nel limbo è devastante". Lei come tanti altri cittadini della zona è bloccata fuori casa e vive appoggiandosi con il proprio compagno a casa di amici: "In quella casa abbiamo investito tutti i nostri risparmi. Il nostro sogno era aprire un B&B e avviare una nuova attività. Stavamo per iniziare la nostra nuova vita".

Così, rimboccandosi le maniche, e lasciando da parte la frustrazione, i cittadini si sono uniti in un progetto attivo e partecipativo, con l’obiettivo di dare un contributo concreto nell’affrontare l’emergenza.

Ma "non è il classico comitato, non avrebbe funzionato in un contesto in cui le case sono così lontane l’una dall’altra – spiega Alessandro Beccari, portavoce della rete –, ci serviva qualcosa di innovativo. Siamo partiti da una legge regionale che consente la creazione di gruppi di controllo di vicinato, che possano monitorare fenomeni urbani e ambientali, scambiare informazioni e collaborare con l’amministrazione. Da lì è nata la rete ‘Sambro al Bivio’".

Il progetto si divide in tre gruppi operativi: ’Frana’, ’Fiume’ e ’Valle’. "Perché ognuno affronta problematiche specifiche legate all’emergenza, ma tutti sono accomunati dallo stesso grande problema: la frana", chiarisce Beccari. Il gruppo ’Frana’ si occupa dei problemi legati al movimento franoso, quello ’Fiume’ si concentra sull’allagamento, mentre il gruppo ’Valle’ si preoccupa dei rischi di tracimazione che minacciano le abitazioni a valle.

"Quello che vogliamo far capire è che non è un problema che riguarda solo le undici case sfollate: la frana si è appoggiata alla strada provinciale. Se cede, rischiamo di restare isolati. E c’è anche un polo industriale da proteggere – conclude il portavoce – Se non intervengono subito per metterla in sicurezza, potremmo trovarci in una situazione ben più grave in tempi brevi. Il rischio è per tutta la valle".