FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Francesca Alinovi, l’omicidio 40 anni fa a Bologna. Ciancabilla: "Io vittima innocente di invidie e imperizie"

L’ artista, condannato a 15 anni per l’omicidio, ne ha scontati 9: "Sempre rivendicata la mia estraneità all’infamante delitto". Ecco le foto inedite della mansarda di via del Riccio 7

Bologna, 11 giugno 2023 – Francesca Alinovi il 12 giugno di quarant’anni fa aveva 35 anni. Li avrà per sempre. La critica d’arte e insegnante di Estetica al Dams, arcinota nel suo ambiente e non solo per lo stile innovativo e sopra le righe – fu tra le prime ad analizzare il fenomeno della street art e ideatrice del manifesto della corrente dell’Enfatismo –, fu trovata senza vita nel suo loft di via del Riccio 7, assassinata, la mattina del 15 giugno 1983: era morta tre giorni prima, raggiunta da 47 fendenti di cui solo uno, quello alla gola, fatale.

Il ricordo di Barilli: “Collaboratrice fidata”

Approfondisci:

Biagio Carabellò, archiviata l’inchiesta sulla morte dell’operaio di Bologna 46enne scomparso nel 2015

Biagio Carabellò, archiviata l’inchiesta sulla morte dell’operaio di Bologna 46enne scomparso nel 2015

Per quel delitto, che suscitò un grande scalpore e che poi divenne il primo delle quattro morti violente tuttora ricoperte da un alone di mistero avvenute a pochi mesi di distanza l’una dall’altra e ricordate come i "delitti del Dams”, fu condannato in via definitiva Francesco Ciancabilla, pittore all’epoca ventiquattrenne nonché allievo, e amante in una tormentata relazione, della Alinovi. Ciancabilla, che per 10 anni rimase latitante all’estero per sfuggire a una condanna che ha sempre definito ingiusta, è uscito dal carcere nel 2005. Oggi il Carlino pubblica per la prima volta le foto inedite della mansarda di via del Riccio 7 in cui fu trovato il corpo di Francesca, contenute nel fascicolo della polizia.

Approfondisci:

Omicidio di Stefano Gonella a Bologna: riaperta l’inchiesta, nuovi esami sul Dna dell’assassino

Omicidio di Stefano Gonella a Bologna: riaperta l’inchiesta, nuovi esami sul Dna dell’assassino

Francesco Ciancabilla lo ripete incessantemente da quarant’anni: sono innocente. Lo ha ribadito quando è stato condannato a 15 anni, in appello e Cassazione dopo l’assoluzione in primo grado, e pure appena uscito dal carcere, nel 2005, dopo averne scontati nove. Francesca Alinovi, la professoressa del Dams nota per le sue performance artistiche e lo stile sopra le righe, assassinata nella sua mansarda al secondo piano di via del Riccio 7 il 12 giugno del 1983, non l’ha uccisa lui, dice. Non fu lui a infliggerle quei 47 fendenti, uno dei quali, al collo, le tolse la vita a soli 35 anni. Non colpì lui l’amante, docente e mentore di un’intera corrente di giovani artisti che fu tra i primi al mondo a comprendere il fenomeno culturale dei graffiti di strada. E che nel suo diario segreto scriveva: "Non voglio morire".

Oggi, Ciancabilla, 64 anni, nato a Napoli, ma cresciuto a Pescara e bolognese da parte di padre, si definisce "artista, traduttore, insegnante di lingue, globetrotter". Espone le sue opere in tutta Italia e all’estero. Una l’ha pure dedicata a lei, Francesca, con cui tra il 1981 e il 1983 ebbe una travagliata relazione. Ciancabilla, che nel mondo dell’arte è noto con lo pseudonimo ’Frisco’, pubblica tuttora sul proprio sito articoli e recensioni dell’Alinovi. Sito in cui il pittore racconta: "Nel 1983 per una serie di disgraziate coincidenze (tra cui l’imperizia degli inquirenti e l’invidia di alcuni giovani artisti) verrò prima indiziato e alcuni anni dopo condannato per un infamante delitto per il quale ho sempre rivendicato la mia totale estraneità: mi vedrò costretto a lasciare l’Italia ed iniziare una lunga latitanza che mi porterà dapprima in Brasile, poi in Argentina e infine in Spagna. I primi anni continuo a dipingere e ad esporre, poi farò esperienze come grafico editoriale, fotografo, manager di gruppi musicali, barman, insegnante d’italiano. Rientrerò in Italia nel 2011 per riprendere a dipingere".

Riassume così un percorso lungo e tortuoso. L’arresto una settimana dopo la morte di Francesca: per l’accusa, era stato lui l’ultimo a vederla, quel pomeriggio del 12 giugno, prima di raggiungere degli amici in stazione e prendere il treno per Pescara. Sull’ora del decesso dell’artista si giocò il processo, basato su tanti indizi e nessuna prova. L’orologio da polso della docente si era fermato sulle 19.30 (o 7.30?). Ciancabilla confermò sempre di essere stato con lei, quel pomeriggio, ma di averla salutata alle 19.30 perché alle 20 aveva il treno. Medici e periti si spaccarono sull’ora esatta del decesso, che alla fine si stabilì fosse avvenuto "dopo le 18". Fascia per cui Ciancabilla non aveva un alibi e anzi poteva ancora nella mansarda di via del Riccio, per sua stessa ammissione. In primo grado, l’allora studente venticinquenne fu assolto. Appello e Cassazione ribaltarono poi la sentenza. Il condannato fuggì e rimase latitante per dieci anni: si nascose in Brasile, dove si dedicò alla steet art sotto falso nome, ma il suo stile particolare fu riconosciuto e perciò dovette smettere e trasferirsi altrove. Andò in Argentina e infine in Spagna: fu arrestato a Madrid il 22 gennaio 1997. Proprio lì volle tornare dopo la scarcerazione. Rientrò in Italia nel 2011.

Nel 2021, ha esposto a Bologna dopo anni. Nel 2015 suscitò non poche polemiche quando, tra i suoi dipinti alla mostra ’One Hundred Women’ al Pratello, espose anche un ritratto di Francesca.