Medicina (Bologna), 30 agosto 2023 – "Sono una donna spaccata tra due mondi, uno accompagnato dal bene e uno dal male". Francesca Quaglia, la giovane originaria di Medicina travolta e uccisa da un camion in viale Caldara a Milano, si descriveva così in un post pubblicato sulla sua pagina Instagram.
Una vita passata tra viaggi e studi linguistici. Poi la grande passione per la traduzione e i paesi scandinavi. La ventottenne lavorava come traduttrice e copywriter nel capoluogo lombardo. Da tempo aveva lasciato il paese della Bassa bolognese per proseguire gli studi al Nord. Ma Francesca era legata a doppio filo anche con il Friuli-Venezia Giulia. La famiglia, infatti, era originaria di Stolvizza, un piccolo paesino di circa duecento abitanti nel Comune di Resia. A testimonianza di questo legame, i tanti scatti postati sul suo profilo social. Montagne, libri, natura incontaminata e una grande passione per il camping accompagnati dalla scritta "dentro la mia casa".
La grande passione per i Paesi scandinavi l’aveva portata dritta in Svezia dove ha vissuto per alcuni anni della sua vita lavorando come traduttrice e insegnante di italiano. Poi il ritorno a casa, anche se l’amore per i viaggi non l’ha mai abbandonata. Sul suo profilo Instagram sono tantissime le foto postate in giro per il mondo, poi gli amici, la scrittura di poesie e i libri. Le passioni e i sogni di una ragazza di soli ventotto anni che ieri mattina sono stati tragicamente spazzati via nel centro di Milano.
La carriera di Francesca, nonostante la sua giovane età, era già costellata di successi. Tra luglio e agosto del 2020 aveva lavorato alla trascrizione dei cortometraggi del regista svedese Gösta Werner per il festival del Cinema Ritrovato alla Cineteca di Bologna. Attualmente, invece, era impegnata come traduttrice per la rivista ‘Mulieris magazine’. "Traduco dall’inglese e dalle lingue scandinave verso l’italiano, ma con lo svedese mi diverto di più. Ho studiato a lungo la cultura scandinava, potrei tediarvi facilmente con i miei infiniti racconti", scriveva di sé. "Sono anche una copywriter e correttrice di bozze, l’efficacia del vostro brand passa anche dalle vostre scelte grammaticali, sintattiche e di ortografia, lasciatemele controllare", è invece la sua presentazione sul profilo LinkedIn.
Nella vita di Francesca non è mancato l’impegno per difendere i diritti delle donne e il grande attivismo nel movimento femminista. Nei mesi scorsi aveva anche creato il laboratorio di scrittura e lettura condiviso ‘Descrivi - tu’, di cui condivideva il programma sul suo profilo Instagram. Nel vademecum del progetto, pubblicato a inizio giugno sui social, la parola d’ordine è libertà: "Sedersi al tavolo senza pensare al prima e al dopo di quello che vogliamo scrivere", "Il tuo stile è personale, non è qualcosa che si può creare artificialmente, è un impulso puramente interiore che si manifesterà in una forma e in uno stile spontanei".
"Tante vicende e tanti silenzi – scriveva in un post dello scorso maggio raccontando uno spaccato della sua personalità – nelle mie virgole di vita, mi riportano sempre al fatto che sono viva e che sto scrivendo. Probabilmente la mia unica salvezza sarà sempre quella di vivere ogni emozione, sperando che il mondo esterno non si faccia sentire troppo con le sue opinioni, perché l’esperienza emotiva delle persone è intoccabile". Quella di Francesca era un’idea della vita, o meglio delle tante vite che esistevano dentro di lei, libera e in continua evoluzione. "Ho visto così tante versioni di me stessa, così tante forme, colori, luoghi, persone, che non posso non credere che la magia della vita risieda proprio in questo. Nell’accettare tutte le mie vite. Il dolore che provo a costringermi dentro a un’unica narrazione è un insegnamento, non una ferita". Una ferita che adesso si apre, profonda, dentro al cuore di chi le voleva bene.