’Fronte e retro’: sculture e video di Italo Zuffi

Una cinquantina le opere esposte a MAMbo. Previste performance per ’cambiare’ la loro forma

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di Claudio Cumani

C’è una finestrella nell’anticamera della Sala delle Ciminiere che pare alludere al celebre pertugio che apre lo sguardo su un canale sotterraneo della città. Da lì, dalla finestrella realizzata da Italo Zuffi a MAMbo, si può spiare il singolare allestimento delle sue opere poste tutte verso terra, quasi a comunicare un’idea di caduta costante. Sono una cinquantina (sculture, fotografie, video e performance) le testimonianze del lavoro di questo artista di nascita imolese (è del 1969) e di adozione milanese raccolte nella mostra ‘Fronte e retro’ curata da Lorenzo Balbi e Davide Ferri. L’esposizione, che resterà aperta fino al primo maggio e che raccoglie opere che vanno da metà anni ‘90 al 2020, è il primo momento di un progetto più ampio che avrà nel periodo di Arte Fiera un ulteriore affaccio. Palazzo De Toschi, sede delle iniziative dedicate all’arte contemporanea di Banca di Bologna, diventerà infatti in quei giorni la vetrina dei lavori contemporanei realizzati da Zuffi proprio per l’occasione e pensati in relazione alle caratteristiche dello spazio.

"Qui a MAMbo – spiega lui stesso, a proposito dell’attuale retrospettiva – è ospitato uno sguardo d’insieme sulla mia attività, ci sono alcuni lavori dimenticati e altri addirittura mai presentati". Uno sguardo d’insieme che testimonia il periodo londinese (siamo nel ‘97) dal quale nasceranno quei germi che porteranno l’artista nel nuovo millennio a sviluppare con forza progetti di grande dimensioni, a cui seguirà un periodo di ricerca più appartata ed essenziale. "La mostra – puntualizza il direttore artistico di MAMbo Lorenzo Balbi – prosegue il lavoro di indagine sull’arte italiana nel solco tracciato dalla storica Gam di piazza Costituzione". ‘Fronte e retro’ non segue un ordine cronologico o tematico, lasciando il visitatore libero di individuare un proprio filo conduttore, magari inseguendo quella contrapposizione fra costruzione e distruzione che, sostiene Davide Ferri, è caratteristica costante del lavoro di Zuffi. Così come lo è il dialogo fra la sua emotività e il potere all’interno del mondo dell’arte.

Per Balbi l’esposizione è una sorta di corpo vivente costituita da oggetti in attesa di essere attivati. Il che succederà nel corso dell’opening di oggi (dalle 18 alle 22) quando alcune performance (una in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti) interagiranno con vari lavori, anche modificandoli: in particolare il gruppo musicale Madcaps tradurrà in brani sonori quattro elenchi di artisti italiani e gallerie. L’esposizione gioca sulla commistione dei linguaggi: accanto ai video più conosciuti (ad esempio, ‘The Reminder’ dove un corpo si tende e si irrigidisce fino al limite delle proprie possibilità) ci sono importanti esempi di pratica scultorea con una selezione di ‘Scomposizioni’ e ‘Osservatori’. E poi immagini (la serie ‘The Mistery Boy’), cavalletti e oggetti emblematici. In un angolo è posto anche un cumulo di sabbia che pesa quanto l’artista: anche quella forma, a proposito di attivazione, sarà destinata a cambiare a seconda delle oscillazioni del pavimento o del soffio dell’aria condizionata.

A partire dal giorno dell’inaugurazione sarà di nuovo attivo il MAMbo Caffé, la caffetteria del museo affidata a una nuova gestione.

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