
Le contestazioni per il dl sicurezza ieri durante l’Assemblea di Confindustria
Settanta attivisti al parco Don Bosco. Altri trenta in viale Aldo Moro. Cortei separati, ma con un obiettivo unico: quello di contestare la presenza a Bologna della premier Giorgia Meloni. Al parco diventato famoso per ‘l’affair’ delle scuole Besta si erano radunati gli studenti di Osa e Cambiare Rotta, assieme a qualche rappresentante di Potere al popolo. Nell’altra piazza c’era invece il collettivo Labàs.
Tra bandiere (comprese alcune palestinesi) e striscioni, campeggiava anche un cartonato a grandezza naturale della premier, con in testa un fez e in divisa con le protezioni da ordine pubblico. "Vogliamo andare a protestare sotto i palazzi in cui c’è Meloni per dire basta alle politiche di sicurezza del governo", dice Luca di Cambiare Rotta. "Troviamo inaccettabile la passerella che ci sarà oggi in città – aggiunge – con il Pd, il sindaco Matteo Lepore, il presidente della Regione, Michele de Pascale e la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. In una città come Bologna, medaglia d’oro della Resistenza, è inaccettabile lo sdoganamento della destra". La mattina era iniziata con uno dei ragazzi di Osa che si era simbolicamente incatenato davanti al Liceo Minghetti.
Poi tutti si erano ritrovati in zona Fiera, per protestare contro le politiche del Governo e dell’Europa, contro la "corsa agli armamenti e le politiche di guerra". I ragazzi hanno sfilato intorno al Don Bosco, con fumogeni e striscioni con scritto "Fuori Meloni da Bologna. Allarme rosso dl sicurezza, riarmo, genocidio". Al grido di "Siamo tutti antifascisti", "uccidere un fascista non è reato" e "governo fascista, Meloni boia" hanno cercato di raggiungere il centro congressi della Fiera. Bloccati dalle forze dell’ordine, hanno fatto resistenza passiva, sdraiandosi a terra, e hanno poi bruciato una bandiera dell’Europa.
n. t.