Bologna, G7 ambiente, Palazzo Re Enzo, cena salva

Cantiere alla fine di giugno. L’11 giugno la serata con i ministri. Poi i lavori

Una vista dall’alto di Palazzo Re Enzo

Una vista dall’alto di Palazzo Re Enzo

Bologna, 13 maggio 2017 - La cena a palazzo Re Enzo si farà e gli invitati al G7 Ambiente, sotto le Due Torri a giugno, saranno ricevuti in uno dei luoghi simbolo della città. I lavori che fino a ieri sembravano mettere in discussione la serata di gala in piazza Maggiore, infatti, partiranno qualche settimana dopo. Il Comune ha ridefinito la scaletta del cantiere che avrebbe significato nuovi ponteggi sulla facciata esterna che si affaccia su via Rizzoli.

Una presenza decisamente ingombrante per gli organizzatori della serata – che coinvolgerà ministri internazionali e autorità cittadine –, tanto da indurli, nelle ultime ore, a valutare un’altra location. Ma non ce ne sarà bisogno: il ponteggio sarà montato più avanti e la cena, come previsto, si terrà domenica 11 giugno.

Il comune, va detto, riferisce che la serata non è mai stata messa in discussione. In compenso, la data di inizio dei lavori ha subìto un aggiustamento. Dal 2016 l’Amministrazione sta pianificando con Bologna Welcome l’intervento di manutenzione straordinaria alle facciate esterne, il consolidamento strutturale dei merli e il restauro delle due statue leonine che danno accesso al palazzo.

Il calendario vero e proprio, riferiscono da Palazzo d’Accursio, era ancora in via di definizione e si stava valutando la compatabilità del ponteggio con gli eventi previsti nel palazzo storico, fra cui il G7. L’inizio dei lavori era stato ipotizzato dal 17 al 31 maggio, con sospensione dei lavori in occasione degli eventi. Poi le ultime ricognizioni di questi giorni, per valutare se i criteri di sicurezza fossero rispettati con la presenza del ponteggio, hanno portato il Comune a far slittare il cantiere a fine giugno.

A G7 Ambiente terminato. I ministri avranno la loro cena all’ombra del Nettuno, dunque. Il Gigante, per altro, ‘ingabbiato’ da mesi. Ma questa è un’altra storia.

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