GIOVANNI DI CAPRIO
Cronaca

Gaggio Tech, selezionati i 25 lavoratori ’salvi’

Ditta in liquidazione, ma è operativa la ’costola’ Minifaber. I sindacati: "Adesso bisogna fare qualcosa per gli altri 105 dipendenti"

Primo Sacchetti, segretario organizzativo Fiom regionale, in un’assemblea in ditta

Primo Sacchetti, segretario organizzativo Fiom regionale, in un’assemblea in ditta

"È solo l’inizio". Nella giornata di ieri ha definitivamente preso forma una ‘costola’ della Minifaber – azienda della famiglia Melocchi – all’interno della Gaggio-Tech, realtà in liquidazione da più di 40 giorni. "Finalmente" il ramo d’azienda composto da 25 lavoratori è operativo e "di questo non possiamo che essere contenti, perché consente alla ditta di restare aperta", spiega Primo Sacchetti, segretario organizzativo Fiom Emilia-Romagna. Restano, però, da salvare gli altri 105 lavoratori. "Il loro malcontento nasce dal fatto che devono restare ancora in attesa, di certo non sono risentiti nei confronti dei loro colleghi", specifica Sacchetti. Un cattivo umore che deriva anche dal fatto che "i lavoratori sono ancora una volta in questa situazione, dopo che tre anni fa erano riusciti a salvaguardare la propria occupazione", dice.

Secondo Ugo Bassi, dirigente sindacale e operatore Fim-Cisl che segue la vertenza, "chi non è stato incluso nel progetto Melocchi, si trova con una spada di Damocle sulla testa. È una corsa contro il tempo dal quale possiamo uscirne vincitori solo se arriva un imprenditore locale ad acquisire l’altra parte dell’azienda", quella rimasta scoperta dopo la liquidazione da parte del socio di maggioranza Alessandro Triulzi di Tecnostamp. Il motto di Fiom e Fim è chiaro: "Non ci rassegniamo alla chiusura dello stabilimento". Per questo i sindacati hanno ribadito a gran voce di "trovare una soluzione che porti alla reindustrializzazione di tutto il sito".

In questo contesto si inserisce l’iniziativa che le sigle sindacali stanno organizzando per la fine di maggio: "Inviteremo tutti, da de Pascale e al ministro Urso, passando per tutte le istituzioni a ogni livello". Ma anche "l’imprenditoria bolognese nel suo insieme", perché "serve uno scatto, abbandonare così l’appennino sarebbe un fallimento di tutti", sottolinea Sacchetti. Bene "l’interessamento di tutti alla vicenda", però "non è abbastanza". Infatti, secondo Sacchetti, "occorrono azioni concrete".

È d’accordo Bassi: "Da qui a poco tempo occorre dare occupazione a tutti i 130 lavoratori", sostiene. Entro la data della manifestazione all’interno dei cancelli della Gaggio, infatti, "sarebbe bello avere già un qualche impresario, con un piano industriale serio e a lungo termine, disposto a impiegare risorse in questa realtà", dichiara Sacchetti. Perché dal 31 maggio, giorno in cui scadrà l’ammortizzatore sociale di un centinaio di lavoratori, "abbiamo un anno per costruire il futuro degli operai", chiudono i sindacati.

Giovanni Di Caprio