Galletti: "Amo Bologna, ma non mi candido"

L’ex ministro si sfila dalla corsa a Palazzo d’Accursio: "Una scelta dovuta a ragioni personali e professionali, la politica non c’entra"

L'ex ministro Galletti

L'ex ministro Galletti

di Luca Orsi

È stato, per mesi, il convitato di pietra in ogni discussione sulla candidatura a sindaco. Corteggiato o discusso, è stato sempre fra i papabili per la corsa a Palazzo d’Accursio. Ora Gianluca Galletti – commercialista, ministro dell’Ambiente dal 2014 al 2018 – si sfila dalla bagarre: "Non mi candido".

Com’è arrivato a questa decisione?

"Finita l’esperienza di Governo, avevo detto che sarei tornato alla mia professione. E così ho fatto. Ho preso impegni con i miei colleghi di studio e, soprattutto, con la mia famiglia, cui ho sottratto già troppo tempo negli ultimi anni".

Forse non si sono verificate le condizioni che lei auspicava?

"Le mie sono motivazioni del tutto personali, non politiche. Le condizioni politiche si realizzano se uno le cerca. Nulla accade a caso. Io non le ho cercate".

Ha chiuso con la politica?

"Non mi candido, ma rimango a disposizione della città. Tutti sanno l’amore che nutro per Bologna. Se il nuovo sindaco avrà bisogno di me, mi potrà chiamare anche di notte. Se no, continuerò a dormire".

Seguirà la campagna elettorale da spettatore?

"No, con Giancarlo Tonelli abbiamo dato vita a Bologna Civica. Che è nata per stimolare il dibattito politico in città e fare in modo che ci fosse vivacità sui programmi e sulle persone. Tutto ciò si sta realizzando".

Ora che lei si è sfilato, Tonelli potrebbe correre come candidato sindaco civico?

"Tonelli sarebbe un ottimo candidato sindaco. E io, certo, lo voterei, Ma spetta a lui decidere".

Se anche Tonelli non scendesse in campo, come si schiererà Bologna Civica?

"È ancora presto per dirlo. Non ci sono ancora in campo, né nel centrodestra né nel centrosinistra, candidati ufficiali con programmi concreti. Stiamo parlando solo di teoria".

Cosa pensa della possibile candidatura della renziana Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro, come avversaria di Matteo Lepore, se il Pd convergerà su di lui?

"Conta poco che cosa pensano Galletti o lo stesso Renzi di Isabella Conti. Conta più quell’83% dei cittadini di San Lazzaro che l’hanno eletta sindaco per un secondo mandato, riconoscendo le sue capacità di amministratore".

Come valuta la situazione nel centrodestra?

"Anche grazie allo stimolo di Bologna Civica mi pare siano nate candidature interessanti, come quelle di Alessandro Santoni, sindaco di San Benedetto Val di Sambro, o dell’imprenditore Fabio Battistini. Vedremo i programmi".

Qualcuno vede similitudini con il 1999, anno della vittoria di Giorgio Guazzaloca. Lei c’era, è d’accordo?

"No. È un paragone impossibile. Sono passati ventidue anni, e la città è profondamente diversa da allora".

Quali saranno,secondo lei, le priorità per il nuovo sindaco?

"Vedo tre temi: economia, welfare e ambiente. Andranno affrontati in modo nuovo, perché la pandemia ha cambiato profondamente la città".

Nel dettaglio?

"In tema di economia, occorre la capacità di innovare, di cogliere le nuove sfide. Penso al Polo tecnologico, con il Centro meteo e il supercalcolatore. Un capitale di tecnologia che dovrà essere messo a disposizione delle nostre aziende".

Welfare e ambiente.

"Va ripensato un sistema che non ha retto l’urto della pandemia. Basta pensare alle Rsa, dove peraltro gli operatori hanno fatto un lavoro straordinario. Quanto alla sfida ambientale, sarà il driver della nuova economia. Gli imprenditori bolognesi lo hanno già capito, ora devono capirlo le istituzioni".

Dica la verità, fa un passo indietro senza rimpianti?

"Nessuno. Ringrazio tutti quelli che hanno espresso stima nei miei confronti. Ripeto, l’amore per la mia città è noto. Quando ero ministro, i miei collaboratori mi accusavano di essere troppo Bolognacentrico. Per loro era un difetto, per me un grande complimento".

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