Galletti: "Serve una banca dell’acqua"

L’ex ministro: "Non c’è altro tempo da perdere, dobbiamo attrezzarci subito. Abbiamo bisogno di riserve per i periodi di siccità"

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di Luca Orsi

Lunghi periodi di siccità e fenomeni meteo estremi sono sintomi di un cambiamento climatico che si possono contrastare "se tutti gli attori che gestiscono l’acqua sul nostro territorio coordinano fra loro interventi e investimenti per i prossimi anni". Perché, afferma Gianluca Galletti, consigliere di Nomisma, già ministro dell’Ambiente, "è necessaria una visione strategica comune. Ma non c’è altro tempo da perdere: dobbiamo immediatamente attrezzarci per fare fonte a questa situazione".

Galletti, a che tipo di soluzione pensa?

"Si può partire dall’esperienza della California. Quello della banca dell’acqua".

Di cosa si tratta?

"Quando sono previste piogge molto forti, si deve intercettare e immagazzinare più acqua possibile. E poi è necessario una utilizzazione oculata delle riserve sotterranee e la realizzazione di invasi per intercettare variabilità stagionale".

Si crea una specie di ‘deposito idrico’?

"Si crea un volume d’acqua di riserva per i periodi di siccità. E un volume di emergenza per fronteggiare gli eventi eccezionali".

Lei parla della necessità di una visione strategica comune.

"Non c’è alcun dubbio. Oggi l’acqua, per essere utilizzata al meglio, va gestita in maniera integrata da tutti coloro che, dal punto di vista istituzionale o degli investimenti, hanno interesse a farlo".

Anche gli agricoltori chiedono più invasi. Ma molti progetti sono fermi da anni. Che ne pensa?

"Avviso ai naviganti: il periodo di un ambientalismo esasperato, che paralizza qualsiasi realizzazione di opere sul territorio, è finito".

Qual è la sua ricetta?

"Le istituzioni devono avere il coraggio e la forza politica per vincere l’effetto Nimby (Not in my Back Yard, Non nel mio cortile, ndr) sui territori. Perché siamo in una situazione drammatica".

Per nuovi invasi servono fondi.

"I finanziamenti ci sono. E ci sono le zone dove realizzarli, o si possono definire. Di certo non possiamo aspettare altri dieci anni per vederli realizzati. Il cambiamento climatico in atto non ci permette di perdere altro tempo".

Quali altre priorità, oltre alla banca dell’acqua?

"Penso alla promozione del risparmio idrico, attraverso azioni di premialità e tariffazione. E al potenziamento dell’economia circolare nel settore idrico: per esempio con il riuso delle acque reflue".

Quanto può aiutare l’utilizzo della tecnologia?

"Può essere decisivo. L’elaborazione dei dati, per esempio, è fondamentale nella gestione dell’acqua. Sarebbe per questo importante una strettissima collaborazione con il Tecnopolo, a cui potrebbero essere trasferiti i dati di chi gestisce l’acqua".

Con quali vantaggi?

"Grazie al Centro meteo si possono conoscere le tendenze future del clima. E, grazie all’intelligenza artificiale, i dati possono essere elaborati per pianificare gli interventi prioritari. Realizzando un sistema integrato di gestione delle acque, che consenta il monitoraggio e la gestione in tempo reale".

Quale apporto normativo possono dare le istituzioni?

"Tenendo conto che le future azioni non dovranno essere più considerate come appartenenti a settori specifici e specialistici, dovranno essere codificate da strumenti di pianificazione (come il PTA) realizzati in maniera quanto più possibile integrata e

dialoganti con altri piani volti a definire le linee d’azione da perseguire. E da strumenti di valutazione capaci di coniugare settori interdisciplinari e di quantificare correttamente i benefici complessivi derivanti dalla realizzazione delle opere".

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