La passione con cui i bolognesi seguono la messa in sicurezza e il futuro restauro della Torre Garisenda spiega quanto amore nutrono i cittadini per questo simbolo. Per troppi anni la situazione è stata trascurata e sottovalutata e non si può incolpare direttamente la giunta attuale. Adesso però, pur lasciando libertà di polemica e di opinione, bisogna concentrarsi sulla grande operazione di restauro di cui si occuperà un comitato tecnico formato da esperti. E’ qui che non bisogna sbagliare le mosse sulla scacchiera di questo enorme problema che coinvolge il manufatto dal punto di vista tecnico, della sicurezza dell’area circostante e dello stravolgimento (inevitabile) del traffico. A dicembre l’azienda Emea Fagioli di Reggio Emilia, che si è occupata della rimozione della nave Costa Concordia, comincerà a montare la mastodontica barriera protettiva. Non è ancora chiaro se la torre verrà smontata a pezzi o restaurata sul posto. Il costo dell’operazione supererà probabilmente i 5 milioni di euro. Speriamo che accanto al Comune titolato a pagare il conto direttamente si mobilitino anche imprese, associazioni di categoria e professionali, singoli cittadini. Il Comune lancerà probabilmente una sottoscrizione che per le aziende potrebbe comprendere la soluzione del credito di imposta. La Torre è patrimonio collettivo. Speriamo che anche la società civile metta una mano sul cuore e una sul portafoglio.
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