Gender Bender cresce tra abisso e bellezza

Il festival compie ventidue anni, declinando in modi nuovi la diversità. Particolare attenzione alla danza e ai talenti della scena tedesca. .

Gender Bender cresce tra abisso e bellezza

’Shortcuts to Familiar Places’ di James Batchelor (. ph Sikorski

Sono passate 22 edizioni dalla nascita di Gender Bender, festival che, storicamente, si è occupato per primo in profondità della questione ‘gender’ attraverso il complesso e florido mondo dell’espressione artistica. I suoi anni si sentono, non tanto nella ricerca e nella curiosità sempre aggiornate, come si potrà sperimentare dal 31 ottobre al 9 novembre, in vari luoghi della città, e nemmeno nell’attivismo culturale che non ha mai perso smalto. Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli, la direzione artistica di GB, spiegano molto bene l’essere qui e ora, attenti e inclusivi verso quello che di doloroso succede attorno, affermando che oggi "il tema delle differenze si declina diversamente, perché il contesto sociale è diverso, non siamo le uniche differenze al mondo e anche il genere è terreno di guerre e conflitto". Il festival si presenta più sobriamente e senza quel titolo provocatorio che fungeva da comunicazione esplosiva nelle età dello ’sviluppo’, esplora gli immaginari legati ai corpi e ai generi, resistenti alle logiche di competizione e sfruttamento con cui socialmente ci si relaziona allo spazio, alla natura e tra esseri umani-o scegliendo due parole guida: ‘abisso’, che è quello di guerre e catastrofi, "temi apparentementi distinti che sono invece intrecciati nella lotta per il rispetto della dignità" e ‘bellezza’ che porta con sé "un pensiero di speranza e prospettiva verso il futuro".

Una delle sezioni da sempre più interessanti di Gender Bender è quella della danza, che presenta otto prime nazionali e punta gli occhi, in particolare, sulla nuova scena coreografica tedesca invitando tre artisti che hanno scelto la Germania come base per il proprio lavoro: James Batchelor, Margarida Alfeirão e Moritz Ostruschnajak. In particolare ’Shortcuts to Familiar Places’ di Batchelor (3/11 alle 17,30) propone un duo coreaografico che fonde quattro generazioni di danza moderna, europea e australiana, traducendo con un linguaggio contemporaneo la tecnica espressionista di Ruth Osborne, ereditata da Eileen Kramer e Gertrud Bodenwieser, danzatrice ebrea viennese che dovette lasciare l’Europa nel 1938, trovando una nuova vita in Colombia e poi Australia. Ostruschnajak (3/11alle 19,30), invece, trasformerà la sala De Berardinis dell’Arena del Sole in un hangar con ’Terminal Beach’. Ricca anche la sezione cinema che lunedì 4 vedrà al Modernissimo ’From Ground To Zero’ di vari artisti con la direzione progettuale di Rashid Masharawi , film di 22 corti candidato a rappresentare la Palestina ai prossimi Oscar e il 7 porterà ’La Belle de Gaza’ di Yolande Zauberman sulla storia di una donna trans che viaggia a piedi fino a Tel Aviv.

Benedetta Cucci