Sala di Città gremita, ieri in Comune a San Lazzaro, per la presentazione ufficiale alla cittadinanza del riconoscimento dei gessi emiliani a patrimonio Unesco.
Era il 19 settembre scorso quando è arrivata l’ufficialità: i Gessi e alcune grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo entrano nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità con decisione presa dal Comitato internazionale dell’Unesco riunito in Arabia Saudita.
Nel dettaglio sono sette le aree coinvolte. A livello locale troviamo i Gessi di Zola Predosa (sito Natura 2000) e i Gessi Bolognesi (il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa).
"Abbiamo voluto, alla presenza anche dei sindaci di San Lazzaro, Pianoro e Zola, questo incontro per parlare dell’ importante riconoscimento che i nostri gessi hanno ricevuto entrando nel World Heritage Unesco – ha sottolineato ieri Sandro Ceccoli, presidente dell’Ente Parchi Emilia Orientale –. Non era scontato, ma crediamo che l’Emilia e Bologna piacciano all’Unesco per le tante particolarità che abbiamo e lo dimostrano i riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni, a partire dai portici. Questo riconoscimento, che comporta una periodica verifica del bene con quanto dichiarato, ci fa quindi assumere nuove responsabilità: arriverà infatti un interesse turistico e culturale su questo territorio che non deve essere controproducente e che va, anzi, incanalato al meglio. Ma sempre tenendo a mente la salvaguardia di ciò che rende unico il territorio come i Gessi e le grotte della zona, tra le altre quelle del Farneto e della Spipola".
"Sono emozionata e soprattutto grata del lavoro immenso fatto in questi anni da Ceccoli e Bianco, e dall’assessore regionale Barbara Lori – ha sottolineato la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti –. Tutti i meravigliosi calanchi, le loro grotte e i percorsi che ho fatto fin dall’infanzia e che mi hanno educata al rispetto dell’ambiente, ora potranno essere sotto gli occhi di tutto il mondo. Questo mi riempie di gioia, ma anche mi preoccupa: la valorizzazione è straordinaria in questi termini, ma responsabilizza ciascuno di noi sulla tutela di questi ambienti, responsabilizzazione che andrà fatta anche tra i cittadini stessi. Più aumenta l’afflusso di persone, più questi posti così preziosi hanno bisogno di cura e attenzione. Dobbiamo amare questa terra e preservarla sempre dal consumo di suolo".
Non è mancata, però, la polemica. Fuori dalla Sala di Città, prima dell’incontro, si sono radunati i cittadini del Comitato Val di Zena. Assiepati, silenziosi, ma con uno striscione alla mano che recita: "Mettete in sicurezza la Val di Zena". Così dal comitato: "Siamo più che contenti che ci sia valorizzazione del territorio, ma questo si deve coniugare con una urgente messa in sicurezza delle aree distrutte dall’alluvione e con un’accurata prevenzione basata su studi scientifici – spiegano i cittadini –. I lavori fatti fino ad ora nello Zena e sugli alvei è del tutto insufficiente. Chiediamo che la Regione deleghi i Comuni ad intervenire per questo genere di lavori e chiediamo anche che il Comitato venga coinvolto attivamente nelle riunioni che riguardano il Parco".