Gianfranco Civolani morto, Bologna piange il Civ. Non ci saranno funerali

Il decano del giornalismo sportivo avrebbe compiuto 84 anni il 28 novembre: era malato da tempo. Burbero, ma sincero e con il cuore buono

Gianfranco Civolani, 83 anni, si è spento dopo una lunga malattia (foto Schicchi)

Gianfranco Civolani, 83 anni, si è spento dopo una lunga malattia (foto Schicchi)

Bologna, 3 novembre 2019 - Se n'è andato il Civ. Gianfranco Civolani, per tutti gli amanti di Bologna e del Bologna, era semplicemente questo: il Civ. Giornalista, scrittore, artista a tutto tondo, per sessant'anni ha riempito pagine e pagine di storia e memoria sulla città che più amava e soprattutto sulla sua squadra di calcio. Non ci sarnno funerali pubblici: per sua espressa decisione, infatti, il corpo sarà cremato semza cerimonia pubblica. Anche la camera ardente - fa sapere E' Tv, emittente per la quale ha lavorato per una vita - sarà chiusa e riservata.

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Il Civ il 28 novembre avrebbe compiuto 84 anni. Era malato da tempo e faceva la spola tra casa e ospedale. Da un paio di settimane non riusciva più a muoversi dal letto dell'hospice Seragnoli, dove questa sera si è spento circondato dall'affetto dei suoi famigliari. Solo qualche giorno fa aveva raccontato la sua odissea di uomo prossimo al capolinea con un contributo audio su E' tv, all'interno del 'Pallone nel sette', in quella che era la sua seconda casa.

Nato a Bologna nel 1935, laureato in giurisprudenza, per 'Tuttosport' e 'Stadio' ha seguito sei mondiali di calcio e due olimpiadi. Ma soprattutto è stato per sessant'anni l'appassionato e impareggiabile aedo del Bologna, la squadra di calcio di cui fino all'ultimo ha raccontato le gesta, sia sulle colonne di 'Stadio' che sugli schermi di E' tv, dove era da anni una presenza fissa insieme all'inseparabile Sabrina Orlandi.

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Il Civ diventò giornalista nel 1957, ma in realtà, come amava raccontare, lo era «da sempre». Lui era già in prima fila il 21 aprile 1945 in piazza Maggiore quando la città fu liberata dagli eserciti di americani e polacchi, e da allora è come se non avesse mai smesso di esserci, che fosse sotto le Due Torri o in giro per il mondo (era un viaggiatore curioso e instancabile), laddove ci fossero da raccontare storie di calcio o di vita. 

A Bologna e al Bologna ha dedicato una ventina di libri, che ogni anno, puntualmente, uscivano per le festività natalizie. Sarà così anche questa volta, con un libro che ovviamente vedrà la luce postumo. Civolani è stato anche, nelle sue mille vite, apprezzato dirigente del baseball, tifoso della Virtus e presidente/proprietario per oltre quarant'anni della squadra di basket femminile della Libertas, prima di fare altrettanto, negli ultimi anni, alla guida delle ragazze del Progresso. Per dire quanto fosse poliedrico, negli anni ‘60 Civolani è stato anche direttore artistico del teatro ‘La Ribalta’, nonostante il meglio lo abbia dato nel mondo dello sport.

Il suo regno era nel tessuto di strade tra piazza della Resistenza e via Calori, a ridosso del PalaDozza: chi passava da quelle parti ogni mattina poteva prendere un caffè al bar con lui, magari sacramentando per un gol preso al novantesimo dal Bologna. Il Civ è stato un amabile burbero che non si negava a nessuno. Gli anni più difficili, passati a combattere la malattia, li ha trascorsi a fianco della fidata Valeria, sua ex cestista e tramite col mondo. "Come sta il Civ?", abbiamo chiesto fino a ieri a Valeria. Il Civ adesso sta Lassù, tra Dall’Ara, Bulgarelli e Pascutti. Col suo sigaro e la mela nascosta nel borsello. E quei baffoni che hanno segnato un’epoca.

In questi minuti sui social fioccano già le tante testimonianze d'affetto nei confronti di un uomo che ha fatto della sua professione uno stile di vita e del suo carattere ruvido, un po' ispido ma sempre leale una cifra inconfondibile. Memorabili le sue liti in diretta, così come le battute al veleno che a volte riservava agli amati protagonisti rossoblù. Un burbero buono che ci mancherà. Ma soprattutto un gigante del giornalismo e una memoria storica del Bologna che lascia in tutti i bolognesi un grande vuoto.

 

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