Cresciuto con la musica in casa, grazie alla passione per il jazz del papà Johnny Dorelli e della mamma Lauretta Masiero, Gianluca Guidi, attore e cantante, è ospite della Strada del Jazz. Sarà lui a scoprire oggi alle 17 la stella dedicata a Bill Evans in via Orefici e a esibirsi alle 21.30 in un omaggio a Frank Sinatra.
Guidi, inevitabile che la sua formazione musicale fosse fortemente influenzata dal jazz.
"Il grande jazz, la cultura musicale afroamericana sono stati la colonna sonora della mia infanzia e della mia adolescenza. Papà era un appassionato e ha contribuito a divulgare in Italia il lavoro di artisti come Cole Porter. Ma alla mamma piaceva il jazz più intellettuale, meno emotivo di quello che ascoltava papà. Lei era una fan soprattutto del Modern Jazz Quartet"."
Il primo disco che ha ascoltato in casa?
"Avevamo una collezione ricchissima. Ricordo che le prime emozioni profonde arrivarono con l’ascolto di una musicassetta di Oscar Peterson con alcuni standard del blues. Io studiavo già pianoforte, ma ero orientato verso la classica. Quella musica così esuberante, tribale, rigorosa e rivoluzionaria, mi fece cambiare per sempre direzione". Quali altri artisti hanno contribuito a definire il suo suono? "Tantissimi, come tante sono le ‘strade’ del jazz alle quali la manifestazione bolognese rende omaggio. Dopo Peterson arrivò Count Basie, dopo le piccole formazioni gli arrangiamenti per orchestra, dopo lo swing gli arrangiamenti ai confini del pop di Burt Bacharach e poi le voci".
Su tutte, quella di Frank Sinatra.
"Sinatra è stato, sin dall’inizio, il mio riferimento obbligato come cantante. Sono state illuminanti le opere che hanno visto insieme Frank Sinatra e il direttore d’orchestra e arrangiatore Quincy Jones. Lo spettacolo che farò stasera nasce proprio da quelle suggestioni".
Non solo un concerto?
"No, è immaginato come un viaggio sentimentale nella vita e nell’arte del grande cantante. Eseguirò alcuni tra i suoi classici, alternando con storie della sua esistenza: per ricostruire un’epoca irripetibile per la musica universale, non solo per il jazz"
Il suo rapporto con la musica passa anche da Sanremo, dove si è esibito anche Louis Armstrong.
"Sono stato a Sanremo nel 1989 e nel 1990, sempre con canzoni con la musica scritta da un compositore straordinario come Augusto Martelli. Alla seconda partecipazione ho compreso che il mondo della musica pop avrebbe potuto benissimo fare a meno di me. E mi sono rifugiato definitivamente nel jazz".
Pierfrancesco Pacoda