Gibertoni: "Una App per seguire i trapiantati"

La dg del Sant’Orsola: "L’attività fisica è importante per la ripresa. Il medico indica gli esercizi da fare e il paziente aggiorna l’applicazione"

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di Donatella Barbetta

Direttrice Chiara Gibertoni, come commenta la maratona di Pasqua?

"È un bellissimo risultato e prima di tutto ringrazio chi ha donato gli organi, perché si passa purtroppo dal dolore e dalla morte di altre persone. Spero che il dolore sia attenuato da questo risultato incredibile: siamo riusciti a sfruttare al massimo tutte le opportunità per generare nuova vita da questi organi, comprese le donazioni da cuore fermo che richiedono un’organizzazione ancora più complessa rispetto ai prelievi tradizionali. Sono stati tutti molto bravi", sottolinea la direttrice generale del Policlinico.

I trapianti sono una delle vocazioni dell’Irccs Sant’Orsola. Ci sono progetti in fase di studio?

"Sì, sulla ricerca, e in particolare sulla rigenerazione degli organi, per riuscire a sfruttare anche quelli che hanno prestazioni inferiori. E poi c’è la ricerca sulla compatibilità degli organi e sul paziente trapiantato".

Quali sono le prossime idee per la fase del post trapianto?

"La ripresa dell’attività fisica e uno stile di vita sano consentono a queste persone di riprendere le loro attività e per questo stiamo mettendo a punto una App, insieme all’Ausl Romagna. Il medico del centro trapianti indica gli esercizi da fare e il paziente, in particolare il trapiantato di rene, tiene aggiornata la App e inserisce i ’compiti’ svolti, in modo che lo specialista possa valutare se quello che fa è sufficiente e come procedere. Per chi ha affrontato il trapianto di polmone, invece, è prevista una riabilitazione specifica già durante il ricovero".

Quali altri tappe avete raggiunto?

"Teniamo il passo, abbiamo inserito nel sito del ministero un centinaio di progetti, con tre concorsi per il personale in supporto alla ricerca. Ed è in corso la selezione per il direttore scientifico".

Aumentano i ricoveri Covid?

"Crescono, ma non con quadri drammatici. Negli ultimi giorni, infatti, siamo andati in difficoltà sulla linea pulita (dedicata ai pazienti non infetti, ndr) in Medicina interna e in Geriatria. La nostra offerta è di 60 letti per il Covid, distribuiti tra un piano alle Malattie infettive, un altro al padiglione 25 e alcuni letti al padiglione 2, e in più lasciamo nelle cosiddette bolle, all’interno dei reparti, le persone entrate per altre patologie che poi scopriamo positive. Venerdì scorso avevamo 15 degenti nelle bolle".

Le attese al Pronto soccorso si sono allungate?

"Sì, nei giorni scorsi siamo arrivati a 18-20 ore e questo non va bene, bisogna riuscire a riequilibrare l’offerta dei letti. Purtroppo, a noi mancano 200 posti per i cantieri aperti al padiglione 5, dove ci sono le sale operatorie. Speriamo verso ottobre di recuperarne almeno un centinaio e poi tutti la prossima primavera, in modo che possano rientrare l’ortopedia, l’otorino e il maxillo-facciale".

E le liste d’attesa chirurgiche?

"La chirurgia di media e bassa complessità potrebbe essere svolta anche in altri ospedali, oltre a Budrio. E poi ci sono da recuperare le cosiddette classi A oncologiche".

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