
A Sasso Marconi la testimonianza del padre della giovane universitaria uccisa dall’ex fidanzato. La Fondazione intitolata alla ragazza ha in cantiere un ciclo di formazione per docenti delle primarie.
di Sara AusilioSASSO MARCONI (Bologna)"Non esiste una parola che descrive quando un genitore perde un figlio perché il rapporto tra genitore e figlio è infinito: io sarò per sempre il padre di Giulia. Giulia vive ancora, anche solo pensarla e raccontarla è un modo per farla vivere. In famiglia ci capita di fare gesti e abitudini che erano suoi: è un modo per ricordarla, ma con un ricordo felice, non doloroso". È anche con aneddoti di questo tipo, estremamente intimi e toccanti, che Gino Cecchettin – padre di Giulia Cecchettin, la studentessa padovana di 22 anni uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre 2023 – ha raccontato il proprio vissuto e l’impegno della fondazione nata in memoria della figlia, durante l’incontro conclusivo della 18ª edizione dei Marconi Days, la rassegna dedicata alla memoria di Guglielmo Marconi. E’ stato intervistato da Rosalba Carbutti, giornalista del Carlino.
Attraverso la storia di Giulia e della sua famiglia, Cecchettin ha parlato del valore della comunicazione nel contrasto alla violenza di genere: "È vero che il modo di raccontare i femminicidi sui media è migliorato, ma si sente ancora parlare di "amore criminale" o "delitto passionale". Sono ossimori. L’amore non può essere criminale. Chi legge una notizia dovrebbe uscirne migliore, o almeno con uno spunto di riflessione".
Sulla vicenda della chat choc in una scuola superiore di Bassano del Grappa – dove era stato lanciato un sondaggio con la domanda "Chi si merita di più di essere uccisa?" tra i nomi di Giulia Cecchettin, Mariella Anastasi e Giulia Tramontano – Cecchettin ha risposto: "In tanti mi hanno cercato per sapere cosa ne pensassi. Ma il mio dolore resta uno solo: la mancanza di mia figlia". Riguardo invece alla dichiarazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che nei giorni scorsi ha consigliato alle donne vittime di violenza "di trovare rifugio in chiese o farmacie", in riferimento alle falle del sistema di protezione, "il problema è che chi fa certe dichiarazioni spesso non si mette nei panni delle vittime", ha osservato Cecchettin.
Ma le parole di Gino Cecchettin non restano solo parole. Si fanno impegno concreto, attraverso la Fondazione "Giulia Cecchettin": "La violenza sulle donne è un problema che non si risolve con l’inasprimento delle pene, ma facendo cultura, scardinando stereotipi, a partire dalle scuole. Perché se non lo fa la scuola, lo fa internet e non sempre in modo corretto". La Fondazione ha raccolto un comitato scientifico di filosofi, linguisti e pedagogisti, e tra i primi progetti c’è un ciclo di formazione per i docenti delle scuole primarie. "Il rispetto deve tornare centrale nelle relazioni", ha ribadito. Ed è proprio per l’impegno nella comunicazione e nella sensibilizzazione che il sindaco di Sasso Marconi, Roberto Parmeggiani, ha consegnato a Gino Cecchettin il Premio "Città di Sasso Marconi" alla comunicazione.