Giovanissimi in crisi "In cura 4mila ragazzi E sono in aumento"

Simona Chiodo, direttrice Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza "I disturbi emotivi sono in crescita e diventano sempre più esplosivi. Inoltre l’età in cui si manifestano si sta abbassando moltissimo"

Giovanissimi in crisi  "In cura 4mila ragazzi  E sono in aumento"

Giovanissimi in crisi "In cura 4mila ragazzi E sono in aumento"

di Monica

Raschi

Ansia, depressione, paura del mondo esterno e del futuro: tutta la sfera dei disturbi emotivi nei bambini e negli adolescenti è cresciuta, nell’arco di dieci anni, del 40 per cento anche nel Bolognese. In cura presso i servizi di Neuropsichiatria infantile dell’Azienda Usl ci sono, complessivamente, 10.371 pazienti: pari quasi all’otto per cento della popolazione bolognese che ha dagli zero ai 18 anni. Di questi 10.371 (ultimo dato disponibile che si riferisce al 2021, l’anno che è terminato è in elaborazione) i giovani e giovanissimi pazienti seguiti in quanto colpiti da disturbi emotivi gravi come ansia, depressione, rabbia incontenibile, ritiro sociale sono 3.941, pari al 38 per cento.

"Non solo sono aumentati i disturbi emotivi nei giovanissimi, ma sono cambiate anche le modalità: adesso vediamo malesseri più esplosivi, più violenti, che necessitano di una risposta immdiata e devono essere presi in carico subito", sottolinea Simona Chiodo, direttrice dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ausl. Ma c’è un altro dato che allarma i neuropsichiatri: l’abbassamento dell’età in cui si manifesta il disturbo comportamentale. "Le crisi che vedevamo negli adolescenti adesso capita di osservale anche nei bambini – prosegue Chiodo –. L’ultimo colloquio che abbiamo avuto è per un bimbo di tre anni che non si riesce in nessun modo a contenere. E’ chiaro che questo è un caso, ma costituisce un campanello di allarme molto serio". Relativamente alle cause che stanno facendo lievitare il fenomeno, Chiodo non si sente di imputarle completamenti ai due anni di pandemia. "I numeri erano in aumento anche prima – riflette Chiodo –. Poi sicuramente l’isolamento e l’uso obbligato dei device per stare in contatto con gli altri non ha aiutato, ma questo credo sia un problema che dovremmo porci tutti noi. Questi strumenti sono utilissimi ma occorre bisogna riabituare i ragazzi a stare insieme, a studiare in gruppo".

La conferma della crescità dei piccoli pazienti arriva anche da Giulia Magnani, neuropsichiatra infantile, responsabile dell’Unità operativa Bologna Ovest dell’Ausl, la dottoressa che ha seguito, e sta seguendo, il caso della bambina di dieci anni colpita da un grave disturbo d’ansia che le impediva di uscire e andare a scuola. "Ho iniziato dieci anni fa e avevo 80 pazienti, adesso ne ho 180. In un decennio abbiamo osservato un aumento dei bambini e adolescenti seguiti del 40 per cento – afferma Magnani –. Sicuramente non si può imputare il balzo in avanti di questi disturbi solo al Covid ma certamente l’isolamento, anche a livello familiare, ha fatto emergere problematiche che erano sommerse".

E sul caso della ragazzina non può esimersi dal fare una riflessione: "Fin da subito ha risposto in modo molto bene alla psicoterapia, cosa che non succede in tutti i pazienti. Ma lei voleva capire a tutti i costi che cosa le stava succedendo e questo è stato estremamente positivo, ma questo percorso terapeutico non così efficace per tutti. Certo la strada è stata faticosa perché lei non ha praticamente quasi mai frequentato le scuole medie, quindi tutto quel vissuto che si crea con le amicizie, i primi amori, i rapporto con i professori lei non lo ha vissuto. E bisogna tenere conto di questa perdita subita, cosa non sempre facile per chi è all’esterno e non l’ha vissuta e seguita".

"Lo spettro dei disturbi d’ansia e del ritiro sociale è molto ampio e ogni persona risponde in modo diverso – fa notare Magnani –, quindi le cure sono sempre personalizzate. Ma riescono a dare risultati nel momento in cui c’è un genitore che accetta di portare il figlio da noi, che riconsoce il problema ed è anche disposto a fare un percorso insieme al figlio o figlia. Altrimenti è impossibile".

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