Giovanni Fattori, maestro della ’macchia’

Nicoletta

Barberini Mengoli

APalazzo Fava una mostra di Giovanni Fattori. Bologna lo celebrerà (dal 16 dicembre al 1° maggio 2023) dopo oltre 50 anni dall’ultima esposizione, con un nuovo progetto: ’Fattori. L’umanità tradotta in pittura’, un nucleo di 72 opere che rivelano l’arte della corrente dei Macchiaioli, di cui l’artista è il maggiore rappresentante. Che cosa ha in comune Fattori con la pittura bolognese? L’amore per il paesaggio, tipico soggetto del periodo che va dalla metà dell’800 sino quasi alla fine del secolo, interpretato tecnicamente in maniera diversa, ma comunque rivolto all’esaltazione del vero e della natura. Si dice che il termine ’macchiaioli’ sia nato da un gruppo di pittori che si riunivano, a Firenze, al caffè Michelangiolo a pochi passi da Santa Maria del Fiore: proponevano una pittura senza curarsi del disegno e dei contorni, stendendo il colore in maniera approssimativa, per l’appunto a macchie, esaltandone il valore cromatico. In questa mostra, visto l’interesse ormai non più solo toscano, ma anche nazionale riguardo a Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908), le curatrici Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi hanno voluto mostrare un focus di opere importanti, vere pietre miliari della sua produzione, alcune inedite, provenienti da collezioni private; soprattutto hanno desiderato mostrare

"un pittore privato meno conosciuto e indagato".Quindi non solo paesaggi, la stagione di Castiglioncello, la Maremma, ma ritratti di amici e parenti dove spicca una notevole sensibilità introspettiva che si combina con il marcato realismo di stampo toscano. Questa mostra avrà una valenza conoscitiva speciale, perché continua lo studio di approfondimento di un periodo di transizione artistico importante. Il catalogo si avvale nella presentazione della firma di Pupi Avati.

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