Bologna, 23 agosto 2023 – Un anno che Alessandra Matteuzzi non c’è più. La sua vita è stata stroncata a martellate, calci, pugni e colpi di panchina da chi l’avrebbe dovuta amare, il suo ex compagno Giovanni Padovani.
Colpi feroci sferrati da braccia su cui ora campeggiano le cicatrici lasciate dall’ennesimo tentativo dell’omicida di togliersi la vita, nell’istituto detentivo psichiatrico di Reggio Emilia in cui è rinchiuso. Questa volta, Padovani ha tentato di tagliarsi le vene con un coccio affilato trovato non si sa bene dove; secondo i referti dei sanitari, ha perso oltre un litro di sangue. Più di cinquanta i punti di sutura necessari. Il detenuto è stato "trovato dall’assistente di sezione a terra nella sua stanza" dopo essersi inflitto "tagli autolesivi agli avambracci e al collo". Gesto che, ha poi riferito ai medici, avrebbe compiuto "sulla base di voci insultanti e imperative, arrivate troppo velocemente e dall’intensità troppo elevata" perché lui potesse fronteggiarle, anche se avrebbe poi assicurato di non avere avuto intenzione di uccidersi. L’imputato è trattato con sedativi anche a causa delle allucinazioni uditive e visive che lamenta di giorno e di notte, durante crisi in cui invoca i il nome di Alessandra.
Nel frattempo , prosegue l’attività di analisi dei periti nominati da Domenico Pasquariello, presidente della Corte d’assise di fronte alla quale si sta celebrando il processo a carico di Padovani, ossia lo psichiatra Pietro Pietrini e il neuropsicologo forense Giuseppe Sartori, affiancati dall’ausiliaria esperta testista Cristina Scarpazza. Quest’ultima ha somministrato i primi test psicometrici all’imputato proprio nei giorni scorsi; si tratta di esami innovativi volti a ridurre il rischio di simulazioni. L’ex calciatore deve rispondere delle pesantissime accuse di omicidio aggravato da premeditazione, stalking, futili motivi e legame affettivo pregresso con la vittima. Il compito dei tecnici, che hanno già accertato la sua abilità a stare in giudizio, è quello di stabilire ora se il ventisettenne all’epoca dell’omicidio fosse in grado di intendere e di volere.
La prossima udienza in tribunale è prevista il 2 ottobre prossimo: in quell’occasione dovrebbe essere sentita anche la madre di Padovani, oltre che i consulenti della difesa e un altro testimone nominato dalle parti civili. A novembre, infine, si attendono gli esiti del lavoro dei periti nominati dalla Corte.
“Questo processo non può essere visto come una battaglia con l’obiettivo di vincere o perdere, perché l’oggettività di quanto accaduto è tragicamente chiara – commenta l’avvocato difensore di Padovani, Gabriele Bordoni –. Una vita è stata spezzata per sempre e un’altra, quella del mio assistito, è sostanzialmente annientata. L’obiettivo che resta è esclusivamente quello di accertare con esattezza il punto di equilibrio che ha portato a una vicenda così tragica e triste. Questa è la mia unica linea difensiva".
Ora, starà ai periti fissare questo punto. E chiarire se Padovani sapeva ciò che faceva, quel tragico giorno di un anno fa.