
L’inverno è alle porte ma la legna da ardere manca. E’ l’allarme lanciato da Confagricoltura Bologna che per effetto dell’alluvione che ha reso inaccessibili molti boschi stima per l’Appennino bolognese calo di produzione del 25%.
"La situazione non è delle più facili – spiega il presidente di Confagricoltura Bologna Guglielmo Garagnani –. Le imprese avevano iniziato bene la stagione, rispondendo alle richieste dei cittadini che, complice il prezzo del gas alle stelle nel 2022, avevano deciso di puntare sull’utilizzo della legna per scaldarsi. Purtroppo sono entrati in gioco alcuni fattori esterni che hanno causato importanti difficoltà produttive. Penso, in particolare, all’alluvione dello scorso maggio: molte strade sono diventate impraticabili, rendendo inaccessibili interi boschi. Uno scenario in cui è stato impossibile portare fuori anche la legna già preparata e sistemata nei piazzali temporanei per essere raccolta". Un deficit sul quale incide anche la mancanza di manodopera e la concorrenza sleale di privati che operano al di fuori delle regole. Risultato: se va bene i prezzi sono in linea con quelli dello scorso anno: per la legna più pregiata di quercia o roverella siamo intorno ai 18-20 euro il quintale. Un po’ meno per acacia e castagno, intorno ai 16 euro. Prezzi che per scelta dei produttori sono in linea con quelli dello scorso anno, ma si prevedono anche movimenti speculativi.
"Un comportamento che riteniamo corretto nei confronti dei clienti che hanno fatto richiesta del legname in vista della stagione invernale. Abbiamo voluto premiare la loro fedeltà nonostante la presenza di una concorrenza sleale che, ovviamente, ci danneggia", aggiunge Alessandro Vittorelli, titolare della Vittorelli Wood che ha la propria sede operativa a Loiano.
"Purtroppo, oltre alla difficoltà nel reperire manodopera qualificata per un’attività erroneamente considerata legata esclusivamente alla stagione invernale, subiamo particolarmente l’attività di aziende non iscritte all’Albo delle imprese forestali, pertanto non qualificate, che prelevano il legname e lo vendono a prezzo molto più basso rispetto a quello di mercato. Questo fenomeno si aggiunge anche al problema causato dai privati cittadini che, dopo aver raccolto regolarmente i 250 quintali di legname l’anno, come permesso dalla legge per l’autoconsumo, lo rivendono a loro volta in maniera illegale sul mercato a prezzi estremamente bassi. È necessario invece tutelare gli operatori professionali che garantiscono sicurezza e sostenibilità del territorio".
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