Giulio Lolli estradato, imprenditore in carcere in Italia

Il 54enne bolognese, accusato di terrorismo e traffico di armi, era fuggito per la bancarotta della Rimini Yacht

Giulio Lolli, ex presidente della Rimini Yacht era latitante da nove anni

Giulio Lolli, ex presidente della Rimini Yacht era latitante da nove anni

Bologna, 1 dicembre 2019 – Giulio Lolli è di nuovo in Italia. E' rientrato in patria l'imprenditore bolognese di 54 anni, detenuto dal 2017 a Tripoli. Condannato all’ergastolo in Libia, il ‘Pirata’ era latitante da 9 anni. Su di lui pendeva un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice delle indagini preliminari di Roma, Cinzia Parasporo, su richiesta del pm Sergio Colaiocco, che procedeva per i reati di associazione con finalità di terrorismo internazionale e traffico di armi e munizioni da guerra, e sotto l’impulso della Procura della Repubblica di Rimini e quindi del pubblico ministero, Davide Ercolani. Qui è indagato per una serie di reati legati al crollo della Rimini Yacht, società leader nel campo della nautica. 

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Il rimpatrio di Lolli, destinato al carcere romano di Regina Coeli, è stato assicurato dall'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (Aise), che ha curato i rapporti con le autorità libiche nelle varie fasi. Ad eseguire la misura cautelare sono stati questa mattina i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (Ros). Secondo l'accusa, Lolli sarebbe stato tra i comandanti del cartello islamista denominato Majlis Shura Thuwar Benghazi. Nell'ambito della stessa organizzazione l'imprenditore avrebbe operato sino all'ottobre 2017 quale "Comandante delle forze rivoluzionarie della marina".

Nel 2010 Lolli e la sua Rimini Yacht finirono in bancarotta, ma un attimo prima dell’arresto l'imprenditore, orginario di Bertinoro (Forlì Cesena) riuscì a fuggire in barca: un lungo giro fino all'approdo in Libia. Arrestato una prima volta, riuscì a fuggire dalle carceri libiche durante la rivoluzione anti Gheddafi: da Pirata si trasformò in Karim appoggiando e lavorando con i ribelli. Nel 2017 è stato arrestato di nuovo con l’accusa di possesso illegale e traffico di armi, truffa e sostegno al terrorismo.

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L'avvocato: "Chiederemo il trasferimento a Bologna"

"Fisicamente mi dicono che Lolli stia bene ed è in carcere a Roma. Nutro invece un certo grado di perplessità per quanto riguarda le nuove accuse di traffico d'armi e terrorismo dell'ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma". Così l'avvocato Antonio Petroncini, difensore di Giulio Lolli.  "Sto attendendo la notifica dell'ordinanza - ha aggiunto il legale - Dalle notizie apprese francamente mi sfugge il collegamento tra il mio assistito e le due imbarcazioni che secondo le accuse sarebbero state usate per trasportare armi. Perché comunque bisogna pensare che Lolli prima di andare in Libia ha passato del tempo in Tunisia, poi a Tripoli dove era stato arrestato una prima volta durante il regime di Gheddafi e poi liberato durante la rivoluzione. Non si capisce come quelle due barche fossero ancora, a distanza di tempo, nella disponibilità di Lolli". 

Tra le ipotesi è che le due imbarcazioni potrebbero essere state sottratte o cedute a terzi molte volte negli anni. "Ci sono troppi riferimenti alla sentenza libica nell'ordinanza del gip - ha quindi aggiunto Petroncini - aspetto di capire cosa le indagini italiane abbiano effettivamente appurato e dove è detenuto attualmente il mio assistito". "Sembra scontato quindi il ricorso al Tribunale della Libertà e magari il trasferimento in un istituto di detenzione a Bologna", dove Lolli ha patteggiato 5 anni di reclusione (provvedimento definitivo da espiare in carcere) per la bancarotta di Rimini Yacht. Ancora in piedi invece i processi davanti al Tribunale di Rimini sospesi per la detenzione all'estero.

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