Omicidio Giuseppe Balboni, non si trova il coltello

Dopo i nuovi sopralluoghi, ma l'arma non c'è

Giuseppe Balboni

Giuseppe Balboni

Bologna, 30 settembre 2018 - Lui, il baby killer, ha detto di averlo gettato nel fosso il coltellino col quale la vittima lo avrebbe, a suo dire, minacciato nell’avanzare verso il suo cortile. Eppure i militari hanno effettuato nuovi sopralluoghi nel boschetto di fronte all’abitazione di Tiola dove il 16enne afferma di aver gettato l’arma, trovando però solo i bossoli e la scarpa della vittima.

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Ma, del coltellino, nessuna traccia. Abile, freddo e lucido – come lo ha definito il gip Anna Filocamo – il minore arrestato (VIDEO) per l’omicidio dell’amico Giuseppe Balboni potrebbe aver cercato di creare un ‘alibi’ alla furia omicidia, raccontando di essere stato appunto minacciato dalla vittima con il coltellino e di aver agito per paura. In realtà gli uomini della scientifica anche nelle ultime ore sono tornati più volte sul luogo dell’agghiacciante delitto, perlustrando proprio il punto indicato dall’assassino. E sono spuntati i bossoli, quelli dei proiettili, due, che hanno raggiunto in pieno volto Giuseppe. Così come la sua scarpa, nascosta tra la vegetazione al pari dello scooter del 16enne che ‘l’amico’ killer aveva tentato di occultare al fine di depistare le indagini.

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Anche perchè, quel giorno in cui il sorriso di Giuseppe è stato cancellato per sempre da quello che, per il paese, era il suo ‘strano’ migliore amico, sul prato che si è tinto di sangue innocente c’erano solo i due adolescenti. Nessun testimone oculare, se non qualcuno che, passando davanti all’abitazione del ragazzino ora in carcere, ha notato il motorino della vittima.

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«Ho sparato perchè si è presentato a casa mia con un coltello in mano, avevo paura», ha dichiarato davanti al giudice con inquietante freddezza il 16enne, senza mostrare pentimento o qualsivoglia sentimento per quel ragazzo che di lui si fidava, strappato alla vita in un attimo. Le indagini comunque proseguono su più fronti. In primis quelle tecniche, sui telefoni per capire cosa si siano detti vittima e aguzzino prima del tragico epilogo perchè, neppure a dirlo, delle conversazioni pregresse sulla chat dell’assassino non vi è traccia. Il cellulare di Giuseppe, recuperato dagli inquirenti, è stato invece distrutto.

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E sono state disposte dalla procura perizie balistiche sull’arma. Per il momento al giovane è stata contestata l’aggravante dei futili motivi e l’occultamento di cadavere. Il gip ha convalidato il fermo per omicidio volontario aggravato ed ora il ragazzino trascorre le sue ore nel carcere minorile del Pratello, a Bologna, dopo il trasferimento dal centro di prima accoglienza. Per il giudice il sedicenne ha agito con sconvolgente freddezza e lucidità tanto da avere la ‘prontezza’ di trascinare il cadavere dell’amico fino al pozzo di casa per poi nascondere il suo zainetto proprio nell’armadio della sua camera da letto. Sapeva, insomma, quello che stava facendo tanto da scollegare il telefono di Giuseppe e da prepararsi, poi, per arrivare puntuale al lavoro. Come se poco prima nulla di grave fosse accaduto.

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