Gli antidoti alla giustizia mediatica

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Tommaso

Guerini*

È un libro prezioso, perché trasmette al lettore non specialista, attraverso vividi richiami letterari e storico artistici, un tratto fondamentale dell’esperienza quotidiana di chi frequenta i Palazzi di giustizia. Ovvero, per dirla con le parole di un giurista tedesco scomparso alcuni anni fa, Winfried Hassemer, che "il diritto penale è come il calcio": entrambi appartengono alla quotidianità di tanti non addetti ai lavori, e i rispettivi tifosi pensano di saperla più lunga dell’arbitro e del giudice. Sul piano mediatico, poi, l’interesse per le vicende penali è pari, se non superiore a quelle sportive.

Così, quando un’indagine riguarda fatti di sangue si risvegliano le pulsioni più morbose, e a molti piace gettare uno sguardo fugace all’abisso della psiche umana.

Ingenti i danni sui singoli e sulla società, soprattutto quando a una lunga e dispendiosa indagine ’mediatica’ segue, spesso dopo anni, una sentenza di assoluzione, solitamente accolta dal silenzio generale.

Per sanare questa patologia, accanto alle soluzioni che sono state proposte da Manes – tra cui pare particolarmente convincente l’idea di individuare forme di sostegno anche pubblico nei confronti dei media più virtuosi, un rimedio che sarebbe assai utile anche per arginare la pandemia di fake news – a noi pare che si debba agire quanto prima sulla formazione, a partire dalla scuola. Non è un mistero che l’educazione civica sia da tempo una materia cenerentola, nonostante il ruolo centrale che le spetterebbe in una società sempre più multiculturale, nella quale è utopistico pensare che possano essere le famiglie a insegnare ai figli i rudimenti di una Costituzione che forse nemmeno conoscono. Sarebbe quindi auspicabile un ripensamento del suo insegnamento, potenziandone quantità e qualità e inserendo nei programmi qualche modulo di diritto e procedura penale, nell’ambito dei quali sarebbe senz’altro utile raccontare agli studenti una delle tante storie di innocenti ingiustamente condannati e detenuti.

Del resto, se il diritto penale è come il calcio, forse sarebbe il caso di conoscerne almeno le regole fondamentali.

*Professore associato

di Diritto penale e avvocato

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