Gli schermi in classe vanno banditi

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Marco

Guidi

La domanda vera non è se sia giusto o sbagliato vietare agli studenti l’uso dei cellulari in classe. No, la questione è un’altra: come vietare l’uso dei cellulari durante le lezioni senza che un qualche genitore non denunci l’insegnante o il preside per appropriazione indebita (è successo), oppure senza provocare la rivolta dei ragazzi, ormai cellularedipendenti? Bene, la rettrice del liceo Malpighi, la mia amica Elena Ugolini, c’è riuscita in un modo pacato e brillante. Ha convocato tutti gli oltre 500 genitori e chiesto loro di firmare un documento che autorizzi la scuola a prendere i cellulari degli allievi in entrata, restituendoglieli all’uscita.

Poi, seconda mossa, ha spiegato ai giovani virgulti che stare qualche ora senza lo scocciofono favorisce l’attenzione, la partecipazione e lo scambio con l’insegnante e la miglior comprensione delle lezioni. Risultato ottenuto laddove avevano fallito legioni di docenti di ogni genere e grado. Un esempio per tutte le altre scuole e un inizio di un cambiamento che non esitiamo a definire sociologico: far capire che non è poi così vitale restare collegati a tempo pieno.

Basta guardarsi intorno, sui treni, bus, nelle sale d’aspetto: tutti chini sul loro schermo a dirsi chissà cosa a leggere chissà quali notizie fondamentali. Una vittoria per la ragione, prima che per la scuola. Una scuola che deve insegnare e far partecipare. Difficile se, mentre il professore parla, tutti sbirciano il cellulare sotto il banco, moderni schiavi (diciamolo) del Moloch tecnologico che ci fa apparire più liberi mentre invece ci condiziona.

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