Rivolta Pride a Bologna, gli Usa e l’aborto cancellato: Lepore e il Pd si mobilitano

Il sindaco alla parata: "Dopo la sentenza americana, neanche qui al sicuro" . La segretaria dem Mazzoni: "Donne a rischio, martedì scendiamo in piazza"

Bologna,26 giugno 2022 - Era stata Bologna, quarant’anni fa, a legittimare con una sede concessa dal Comune, per la prima volta in Italia, un’associazione omosessuale. Che chiedeva diritti, ribadiva uguaglianza. Una necessità viva ancora oggi, perché, malgrado la strada fatta, "c’è ancora tanto bisogno di discutere questioni che riguardano la vita reale delle persone", sono le parole del sindaco Matteo Lepore, che ha partecipato al corteo accompagnato dal deputato dem Alessandro Zan e dalla senatrice Monica Cirinnà, dal centro ai viali e fino ai Giardini Margherita, il coloratissimo ‘Rivolta Pride’.

Il sindaco Matteo Lepore con i consiglieri e gli esponenti dem al Rivolta Pride
Il sindaco Matteo Lepore con i consiglieri e gli esponenti dem al Rivolta Pride

Un riferimento al pronunciamento con cui la Corte suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza ‘Roe v. Wade’, che nel 1973 aveva legalizzato l’aborto, che Lepore aveva commentato su Facebook: "Ancora una volta – ha scritto il sindaco – sul corpo e la vita delle donne si accanisce la violenza del potere e della politica conservatrice. I giudici nominati da Trump hanno preso questa decisione, ma in Europa e nel nostro paese non crediamo di essere al sicuro. Affatto".

E per questo, Bologna è pronta a mobilitarsi. C’è già la data: martedì alle 18 (probabilmente in piazza Maggiore, ma il luogo è da ancora da definire) con la segretaria del Pd Federica Mazzoni che ha lanciato una manifestazione per ribadire il diritto all’aborto: "La decisione Usa mette a rischio la salute delle donne, le priva della libertà di poter scegliere e del loro diritto di autodeterminazione. Non possiamo permetterlo".

Un diritto sociale, che va riconosciuto e ribadito, come quelli gridati ieri al Pride: "Qui si tratta – ha detto ancora Lepore – di riconoscere diritti sociali a chi già si può unire civilmente ma non ha gli stessi diritti delle famiglie che la legge considera normali. Bologna allora può continuare a essere un punto di riferimento a livello nazionale, lo sta dimostrando. La nostra città continuerà a promuovere iniziative che poi arriveranno in Parlamento".

In piazza anche la senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria della legge sulle unioni civili: "Il problema vero è che oggi il Parlamento vede in maggioranza le forze oscurantiste e noi abbiamo estrema difficoltà a portare queste voci meravigliose del Pride dentro il Parlamento. L’unica speranza è che cambi l’aria e che i diritti diventino il primo punto del programma di tutta la sinistra".

In corteo c’era anche la vicesindaca Emily Clancy, assessora ai diritti Lgbtq, buona parte della giunta Lepore e altri esponenti dem, tra cui il deputato Andrea De Maria.

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