REDAZIONE BOLOGNA

Gualandi, concessi i domiciliari per la seconda volta: uccise la collega Sofia Stefani

E’ accusato di omicidio volontario della 33enne lo scorso 16 maggio ad Anzola Emilia: il Gip ha accolto la richiesta del difensore dell’ex comandante della polizia locale, la Procura fa appello

Giampiero Gualandi, commissario capo della polizia locale di Anzola, è accusato di aver ucciso la sua ex collega e amante, Sofia Stefani

Giampiero Gualandi, commissario capo della polizia locale di Anzola, è accusato di aver ucciso la sua ex collega e amante, Sofia Stefani

Bologna, 6 dicembre 2024 – Il caso della morte di Sofia Stefani, la vigilessa di 33 anni uccisa lo scorso 16 maggio ad Anzola Emilia, continua a tenere banco. Nonostante la Procura abbia fatto ricorso, il Gip del Tribunale di Bologna ha nuovamente concesso gli arresti domiciliari a Giampiero Gualandi, 63enne ex comandante della polizia locale accusato dell'omicidio della collega.

E’ la seconda volta che accade, dopo l'annullamento per un errore nella prima istanza: il Gip Domenico Truppa ha optato per i domiciliari. Il giudice dunque ha accolto la richiesta del difensore, avvocato Claudio Benenati, ma Gualandi si trova ancora in carcere, in attesa della disponibilità di un braccialetto elettronico.

La Procura ha già fatto appello al Riesame contro la decisione. Per Gualandi si attende intanto la fissazione del giudizio immediato, dopo la richiesta del procuratore aggiunto Lucia Russo e del pm Stefano Dambruoso, che gli contestano l'omicidio aggravato dai futili motivi e dall'averlo commesso su una persona a cui era legato da rapporto affettivo.

L’omicidio di Sofia Stefani

Il 16 maggio negli uffici del comando della Polizia locale di Anzola Emilia la 33enne è morta colpita da un proiettile partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi. L'indagato si è difeso dicendo che è stato un colpo partito per errore durante una colluttazione. Gualandi è in carcere dal giorno dell'episodio, ma nelle scorse settimane il giudice gli aveva concesso i domiciliari, anche se non ne aveva potuto usufruire perché mentre era in attesa del braccialetto, era intervenuto l'annullamento del provvedimento: non era stato osservato l'obbligo di preventiva comunicazione alla persona offesa.