Giacomo Oldrati, il guru del corallo: "Picchio le donne, tenetemi in carcere"

Ora a San Vittore, fu liberato dopo le violenze bolognesi. La richiesta al giudice: "Io malato e violento"

Giacomo Oldrati

Giacomo Oldrati

Bologna, 27 luglio 2019 - Vuole restare in carcere, Giacomo Oldrati . Perché «qui mi sento più tranquillo» mentre «là fuori ho paura di tornare a fare altri danni». Rieccolo il guru del corallo, 40 anni, assolto in primo (aprile 2018) e secondo grado (febbraio 2019) a Bologna perché dichiarato incapace di intendere e volere, e finito di nuovo in manette a giugno per una storia identica a Milano: sequestro di persona e lesioni nei confronti di quella che è la sua ragazza. «Ho perso il controllo – dice oggi attraverso il suo avvocato Marco Calanca –, non sono in grado di controllarmi». Una storia colma di violenza quella «del maestro zen» o del «Messia», come amava definirsi, passato alle cronache come colui che drogava le sue vittime con una sostanza tossica ricavata dai funghi del corallo. Chiamato a rispondere di episodi risalenti tra settembre e ottobre 2012 tra Bologna (in un appartamento di via Mengoli), Monterenzio e Cervia. Una furia cieca, capace di accanirsi contro quattro ragazze nel loro appartamento cittadino, dove erano state costrette a subire atti umilianti e vessatori. «Io sono un dio, voi dovete sottomettervi e pentirvi», diceva mentre le drogava con i coralli palythoa. «Mi sentivo superiore», quando le picchiava, e «ciò che facevo non poteva essere sbagliato». A una estirpò un neo con le forbici perché «fonte del male», un’altra fu obbligata ad autoschiaffeggiarsi, mentre la ex picchiata tanto da fratturarle il naso.

Ma per due tribunali non era imputabile, incapace di intendere e volere. E oggi, mentre una delle quattro vittime bolognesi ha impugnato la sentenza di proscioglimento ai fini civilistici per un risarcimento del danno, per i fatti di Milano il gip ha appena rigettato la richiesta della difesa di una nuova perizia psichiatrica tramite incidente probatorio. «Non sussistono i presupposti», per il gip Ilaria De Magistris. Oldrati finì in manette a Milano il 4 giugno dopo aver tenuto segregata quattro giorni la sua fidanzata, costretta a gettarsi dalla finestra per fuggire. All’arrivo a San Vittore, il ‘guru’ venne giudicato dagli psichiatri «in buone condizioni e collaborante». Nella successiva visita nessun «sintomo psichiatrico maggiore» e nessuna «volontà anticonservativa». Nell’interrogatorio «ha mostrato di aver compreso gli addebiti» e si è difeso. È detenuto tra i ‘protetti’ e lì, in attesa che l’indagine milanese venga chiusa (a giorni) e che la Cassazione si pronunci per i danni a una delle sue prede, Oldrati vuole restare. Perché, dice, «fuori ho paura di rifarlo ancora». Di rifare altro male.

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