Ha la schiena curva, torna a camminare al Rizzoli

Faldini e la sua équipe hanno eseguito l’intervento per la prima volta: "Tolte due vertebre toraciche. La paziente era su una sedia a rotelle"

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di Donatella Barbetta

Rimosse due vertebre toraciche, non contigue, per permettere a una donna di 54 anni, che ormai viveva con il busto piegato in avanti, di poter tornare a camminare. Un primato, sottolineano con soddisfazione al Rizzoli. "La paziente era costretta in sedia a rotelle per una gravissima deformazione della colonna che determinava una curva di oltre novanta gradi considerata fino a oggi inoperabile per i rischi di lesione del midollo spinale. L’intervento, a quanto ci risulta in letteratura – precisa il professor Cesare Faldini, direttore della clinica ortopedica 1 dello Ior –, è stato eseguito per la prima volta qui da noi, all’inizio del mese. È stata un’operazione complessa, durata otto ore. La schiena della paziente da orizzontale, a 100 gradi, è tornata verticale è tornata dritta. Che cosa ha detto? Non ci credeva neppure lei, perché si era sottoposta ad altri interventi che non avevano dato i risultati sperati. Dopo un breve periodo in terapia intensiva, è stata poi assistita in reparto, dove è stata messa in piedi al settimo giorno e dopo le dimissioni sta facendo riabilitazione in un centro specializzato".

La paziente era andata incontro a una fusione patologica, chiamata anchilosi, di cinque vertebre toraciche: la colonna vertebrale incurvandosi in avanti aveva determinato una cifosi che non le permetteva di stare in piedi e camminare. In sala operatoria, il professore è stato affiancato da anestesisti, rianimatori, neurofisiologi e infermieri.

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"Come ho avuto questa idea? Nel 1967 mio padre, Alessandro Faldini, e Pier Giorgio Marchetti, sotto la supervisione di Oscar Scaglietti, al Cto di Firenze tolsero una vertebra a un paziente a libello lombare, sempre con lo scopo di riportare la colonna dritta. Per l’epoca fu un intervento rivoluzionario, ma i problemi tecnici a livello toracico sono maggiori. Eppure, a un certo punto mi sono deciso a proporre alla paziente l’intervento, dopo numerose notti insonni".

Faldini ammette di avere avuto un aiuto dalla tecnologia. "Abbiamo ricostruito in 3D la colonna deformata, partendo dalla Tac della paziente, e pianificata la rimozione a trapezio delle due vertebre, l’ottava e la dodicesima, di cui è rimasta solo una piccola parte. In questo modo, è stata simulata al computer la manovra di riallineamento, poi eseguita in sala operatoria e grazie a 12 maschere chirurgiche stampate in 3D abbiamo applicato le viti nelle vertebre, senza ledere il midollo spinale, con un movimento di correzione di oltre 90 gradi in un singolo intervento. Un risultato finora impensabile – ammette lo specialista – ottenuto combinando la tradizione nella ricerca ortopedica, con tecniche altamente innovative, per offrire una possibilità di correzione chirurgica a quelle rare scoliosi e cifosi finora considerate inoperabili per la loro gravità. Questi pazienti, con il midollo spinale integro, hanno il controllo volontario delle gambe, ma non riescono a utilizzarle e sono costretti a sedere a causa della forma della loro spina dorsale". Faldini sottolinea che "a livello di ricerca una ‘anteprima semplificata’ di questa procedura, presentata negli Stati Uniti alla prestigiosa American Academy of Orthopaedic Surgeons nel 2020, è stata premiata come miglior lavoro scientifico nell’ambito della chirurgia vertebrale".

 

 

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