Ha ruoli da architetto, ma non lo è: condannato

Quattro mesi e 8mila euro di multa per un dipendente comunale non abilitato alla professione che svolgeva incarichi da dirigente dei lavori

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Quattro mesi e ottomila euro di multa, pena sospesa. È la sentenza emessa dal giudice Carmela Mennuni nei confronti di Arturo Todaro, funzionario del Comune, a processo per esercizio abusivo della professione. L’inchiesta, coordinata dal pm Antonello Gustapane, era nata da un esposto dell’Ordine degli Architetti, riguardo alcuni importanti incarichi svolti dall’imputato, laureato in architettura, ma non abilitato alla professione, né iscritto all’Albo. Agli atti del processo, in particolare, tre incarichi di direttore dei lavori affidati da Comune al suo dipendente, difeso dall’avvocato Ludovico Gamberini: per la ristrutturazione di palazzo D’Accursio, per il consolidamento del coperto del Museo Archeologico e per il restauro degli elementi in arenaria della scalinata del Pincio alla Montagnola. Incarichi che l’imputato aveva quindi ricoperto. Senza, però, avere i titoli per farlo. E l’Amministrazione, subito dopo che la questione era esplosa, a febbraio 2018 li aveva revocati, con una delibera apposita per "errori materiali riscontrati nel testo", sostituendo il dipendente con altri professionisti adeguatamente ‘titolati’ del settore Lavori Pubblici.

E proprio su questo punto si è mossa la difesa dell’imputato, ribadendo come il Comune fosse a conoscenza, perfettamente, che Todaro fosse un semplice dottore in architettura e che quest’ultimo abbia sempre agito alla luce del sole, senza mai millantare titoli che non aveva. Spostando così l’asse delle responsabilità sull’Amministrazione, che indicando in Todaro il responsabile di quegli importanti lavori avrebbe fatto una scelta non rispondente ai titoli necessari a svolgere quegli incarichi. "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza – ha spiegato l’avvocato Gamberini – per elaborare il ricorso in Appello. Le sentenze non si discutono, non siamo certo contenti, ma non è finita qui". Il giudice ha disposto 90 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza.

Soltanto per la ristrutturazione di palazzo D’Accursio, che prevedeva il ripristino di parte della copertura e il consolidamento e restauro di paramenti murari e degli elementi di rivestimento e decorativi della facciata, era prevista una spesa di oltre 1,2 milioni di euro; mentre per il Museo Archeologico i costi dell’intervento ammontavano a 1,9 milioni di euro.

n. t.

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