È stato rinviato a giudizio, con l’accusa di duplice omicidio aggravato, l’ex medico della Virtus, Giampaolo Amato. La giudice Nadia Buttelli, al termine dell’udienza preliminare di ieri mattina, ha quindi accolto la richiesta avanzata dalla procuratrice aggiunta Morena Plazzi e dal sostituto Domenico Ambrosino. Il processo davanti alla Corte d’Assise inizierà il prossimo 6 marzo. L’oculista sessantaquattrenne è accusato di aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata di 62 anni, e la suocera, Giulia Tateo, di 87. La prima fu trovata morta nella sua abitazione di via Bianconi il 31 ottobre 2021, appena 22 giorni dopo l’anziana, il cui corpo venne invece rinvenuto nell’appartamento dove viveva, comunicante con quello della figlia, il 9 ottobre.
Le due donne furono ritrovate di mattina a letto senza vita in circostanze stranamente simili e sospette, anche perché né la madre né la figlia presentavano condizioni di salute tali da giustificare un decesso improvviso. Una coincidenza, quest’ultima, che fece insospettire gli inquirenti. Dagli accertamenti autoptici su Linsalata, voluti dalla sorella, emerse che la donna era positiva al Midazolam, una benzodiazepina, e al Sevoflurano, un anestetico ospedaliero, uniti in un cocktail letale che l’avrebbe portata alla morte. Le stesse sostanze vennero ritrovate anche nel corpo riesumato dell’anziana madre. Decisiva per l’accusa fu anche l’analisi di una bottiglia di vino che la sorella di Linsalata prelevò da casa di Isabella una sera del 2019, in cui la trovò stordita e intontita dopo avere bevuto l’alcol offertole dal marito a cena, che lui non aveva toccato: la Scientifica riscontrò come all’interno vi fosse del Midazolam, la stessa benzodiazepina che per l’accusa l’avrebbe uccisa due anni dopo.
A incastrare Amato sono state poi le celle telefoniche, le chat e lo smartwatch: i carabinieri, infatti, dopo l’analisi dei dispositivi hanno potuto collocare l’oculista in casa la notte in cui morì Giulia Tateo – sette le volte, tutte tra le 23 dell’8 ottobre e le 7 della mattina successiva, in cui l’uomo sarebbe salito nell’appartamento dell’anziana – e stabilire che il medico era da solo e che non stava dormendo, come invece lui aveva sostenuto. L’imputato deve rispondere anche di peculato e detenzione illecita dei farmaci usati per uccidere le due donne.
Per l’accusa, Amato avrebbe commesso gli omicidi, entrambi premeditati, per "motivi ereditari e per avere libera disponibilità dei due immobili di via Bianconi, cioè le residenze della suocera e della moglie (Amato, dopo la separazione da Linsalata, abitava al piano di sotto dello stesso palazzo, ndr), e soprattutto per avere piena libertà nella relazione extraconiugale", che l’ex oculista portava avanti da diverso tempo con una donna più giovane.