Bologna, l'ex Hobby One chiuso dal Tar

Accolto il ricorso di una famiglia che vive a Palazzo Bentivoglio: "Intollerabili emissioni sonore". La società che gestisce il club: "Ora rischiano anche gli altri esercizi storici"

La facciata di Palazzo Bentivoglio (FotoSchicchi)

La facciata di Palazzo Bentivoglio (FotoSchicchi)

Bologna, 20 dicembre 2019- Il Tar dell'Emilia-Romagna accoglie il ricorso di una famiglia residente a Palazzo Bentivoglio a Bologna, che lamentava "intollerabili emissioni sonore" da parte del 'Jam Club' di via Mascarella (l'ex 'Hobby One') e annulla "l'autorizzazione comunale, con precauzioni, ad aprire una discoteca" nel palazzo, di fatto decretando la chiusura del club.

Una decisione che, secondo i soci di Heco srls, società che gestisce il club, non solo "distrugge tutti gli investimenti che quattro giovani di 30 anni avevano riposto in quel locale, mettendo fine a 40 anni di storia bolognese", ma mette anche "a rischio chiusura gli altri esercizi storici all'interno di Palazzo Bentivoglio, come la 'Cantina Bentivoglio', 'Le Stanze', il 'Teatro delle Moline', la 'Sala Studio di Palazzo Bentivoglio', 'Body piercing' e 'Nuovo spazio espositivo e museale di Palazzo Bentivoglio'".

Alla base della pronuncia del Tribunale amministrativo c'è, spiegano da Heco, "l'articolo 5 del regolamento condominiale di Palazzo Bentivoglio, risalente al 1952, secondo cui 'i locali dell'edificio potranno essere dedicati esclusivamente ad uso di civile abitazione, studi professionali privati, uffici o magazzini'".

E infatti nella sentenza si legge che "non è autorizzabile amministrativamente un'attività privata in locali ove questa sia apertamente vietata dal regolamento condominiale".

I pareri dei gestori e del Tar sono poi diametralmente opposti per quanto riguarda il tema del rispetto delle precauzioni contenute nell'autorizzazione comunale. I primi, infatti, affermano in una lettera di "aver cercato di fare tutto quello che andava fatto per rispettare le regole, con investimenti importanti per isolare acusticamente ancora di più il locale, in modo da non nuocere ai vicini", aggiungendo che "in pochi mesi abbiamo avuto quattro controlli che hanno accertato che fosse tutto in regola".

Per il Tribunale amministrativo, invece, "fin dal 2014 si sono succedute analoghe autorizzazioni alle precedenti proprietà dei locali seminterrati ed anche all'attuale proprietà controinteressata, sempre inosservate nelle precauzioni, con intollerabili emissioni sonore a danno della famiglia del ricorrente, rilevate anche dall'amministrazione".

Un mancato rispetto delle regole rilevato anche "dal Tribunale di Bologna in una sentenza oggetto di appello, che oltre ad accertare le sempre ripetute violazioni, a danno della salute della famiglia del ricorrente e contro i limiti acustici, ne ha accertato la 'aperta violazione rispetto alle prescrizioni del regolamento contrattuale condominiale'".

Infine, i giudici del Tar osservano che "il parere dell'Arpae recepito nell'impugnata autorizzazione e l'autorizzazione stessa manifestano vizi di illogicità e incongruità ove suppongono ancora reiterabile l'autorizzazione con precauzioni, nonostante il ripetuto fallimento di analoghe misure nel corso degli anni" e nonostante sia "altamente improbabile la compatibilità con la salute, con i regolamenti condominiali e con la disciplina pubblicistica sulle emissioni sonore nocive dell'attività commerciale di discoteca in contiguità con l'abitazione di una famiglia, per di più con bambini in tenera età".  

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