Bologna, mette in carica l'hoverboard del figlio e scoppia un incendio

Era un hoverboard appena comprato. Il bambino per fortuna era fuori, ma la casa è devastata. Quattro indagati per incendio colposo

Hoverboard in un'imagine di repertorio

Hoverboard in un'imagine di repertorio

Bologna, 11 gennaio 2018 - Ha messo in carica il giocattolo appena comprato per il figlio e, dopo un’ora e mezza, ha visto la casa andare letteralmente a fuoco. La batteria al litio del giocattolo in questione, un hoverboard, è infatti esplosa all’improvviso, causando un incendio che ha devastato l’appartamento e ferito il padrone di casa. È accaduto a un professionista di 43 anni, residente in un condominio di piazza Azzarita, e solo grazie alla buona sorte il grave episodio non si è trasformato in tragedia. L’uomo era infatti in un’altra stanza al momento dello scoppio, mentre il figlio di 10 anni e la moglie non erano in casa. L’hoverboard è un giocattolo che va molto di moda fra i ragazzini: si tratta di una specie di skateboard che va da solo, con due ruote parallele alle estremità, capace di cambiare direzione a seconda dell’inclinazione del guidatore.

I fatti risalgono all’11 ottobre, ma solo in questi giorni è arrivata la prima svolta dell’inchiesta aperta dalla Procura dopo la denuncia ai carabinieri, perché è stata depositata la consulenza disposta dal pm Nicola Scalabrini. Quattro persone sono indagate per incendio colposo: Maurizio Curioni, 55 anni di Busto Arsizio, legale rappresentante della X Joy srl, azienda varesina importatrice dell’hoverboard di marca Twodots prodotto in Cina, Giancarlo Nicosanti Monterastelli, 58enne di Forlì, amministratore delegato di Unieuro (dov’era stato comprato il giocattolo per 194 euro), un’altra socia di X Joy e l’elettricista del condominio, probabilmente destinato a uscire dall’inchiesta.

Il legale Unieuro: "Non abbiamo colpe"

L’esito della consulenza dell’ingegnere dei vigili del fuoco Roberto Zanarini non lascia infatti spazio a dubbi: la causa dell’esplosione è stata la «difettosità» della batteria al litio o del caricabatterie. Secondo l’esperto, l’impianto elettrico non è all’origine del disatro. La causa va cercata altrove: nella batteria. Infatti dai resti carbonizzati è emerso che, su 20 ‘pile’ della batteria, solo 17 sono state ritrovate.

È perciò «ragionevole associare il fatto che siano ‘sparite’ 3 batterie» scrive Zanarini, con lo scoppio e il successivo incendio. Il consulente ha fatto una prova con altri due hoverboard dello stesso tipo prelevati a Unieuro, mettendoli in carica per due ore senza incidenti. La sua conclusione è dunque che solo quell’esemplare era difettoso. Si tratta del primo caso in Italia, mentre è già accaduto (con altri marchi) nel mondo. Tanto che gli hoverboard sono vietati da alcune compagnie aeree e il Marconi li ha messi al bando.

Il 43enne aveva acquistato il giocattolo per il compleanno del figlio e quel giorno, appena tolto dalla confezione, l’aveva messo in carica verso le 17,30, attaccandolo alla presa della camera da letto. Secondo il libretto doveva stare in carica tre ore, senza particolari prescrizioni di sicurezza. Verso le 19, mentre l’uomo si trovava in cucina, la casa è stata scossa da un boato, seguito dal rogo. Il professionista ha tentato di spegnere le fiamme e si è provocato ustioni alle mani di primo e secondo grado (25 giorni di prognosi). Poi è uscito e sono arrivati i vigili del fuoco. Risultato: due stanze distrutte e le altre rovinate, per centinaia di migliaia di euro di danni. Da allora la famiglia vive in un alloggio provvisorio. Anche altri appartamenti sono stati danneggiati.

«Quel che è certo – dice la moglie del 43enne – è che a noi quel giocattolo ha distrutto la casa, che siamo fuori da tre mesi senza sapere quando potremo anche solo pensare di rientrarci e che per fortuna mio figlio era fuori quando è esploso e si è evitato un guaio più grosso. Altrettanto certo è che sono stati verificati solo due esemplari oltre quello che avevamo comprato. Nella somma, quindi, su tre uno è esploso».

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