ANDREA SPINELLI
Cronaca

I Delta V e l’ironia sul mondo. Ecco ’Nazisti dell’Illinois’

"… E, al limite, spara a quel dee jay". Nell’ultimo singolo ’Nazisti dell’Illinois’ i Delta V ironizzano sul mondo strizzando...

"… E, al limite, spara a quel dee jay". Nell’ultimo singolo ’Nazisti dell’Illinois’ i Delta V ironizzano sul mondo strizzando...

"… E, al limite, spara a quel dee jay". Nell’ultimo singolo ’Nazisti dell’Illinois’ i Delta V ironizzano sul mondo strizzando...

… E, al limite, spara a quel dee jay. Nell’ultimo singolo ’Nazisti dell’Illinois’ i Delta V ironizzano sul mondo strizzando l’occhio ai Blues Brothers nell’attesa di planare a Bologna in concerto stasera sul palco del Botanique Festival ai giardini di via Filippo Re. A parlarne è Carlo Bertotti, fondatore trent’anni fa della band assieme all’ex compagno di banco Flavio Ferri, affiancati oggi da Martina ’Marti’ Albertini, voce, Nicola Manzan, chitarra e violino, Simone Filippi, batteria.

Partiamo da ’Nazisti dell’Illinois’, che vi ha fatto il povero dee jay?

"Si tratta, ovviamente, di una metafora che usa la figura del dee jay come tramite per raccontare la visione di una musica che in questi anni, più che arricchirci, ci ha tolto qualcosa, appiattendosi in modo imbarazzante su sé stessa. E dee jay sono quelli che quella musica la mettono, in radio o nelle loro serate".

Visto che il vostro ultimo album rimane ’Heimat’, guardando alle cose con l’occhio del cinephile com’è stato il passaggio da Edgar Reitz a John Landis?

"La nostra musica ha un sacco di riferimenti all’immaginario cinematografico e l’opportunità di tirare in ballo quei nazisti così farseschi, grotteschi, sciocchi, ma anche pericolosi raccontati dal film di Landis con Aykroyd e Belushi era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire".

Se i nazisti dell’Illinois un sorriso lo strappano, le storie partigiane raccontate ne ’Gli ultimi’, i documentari sulla Resistenza che ha realizzato nel 2018 assieme a Marti e a Lorenzo Bertotti, avevano decisamente altri connotati.

"Abbiamo realizzato ‘Gli ultimi’ durante la lavorazione di ‘Heimat’ in un paesino dell’entroterra imperiese dove siamo entrati in contatto con alcuni ex partigiani; la storia di Silvio Bonfante, detto il ’Cion’, raccontata in uno dei documentari è affiorata dalle loro testimonianze. Ci è capitato di conoscere alcuni sopravvissuti alle stragi nazifasciste di Testico e di Torre Paponi e abbiamo raccolto pure i loro ricordi. Ora con Martina stiamo montando le interviste che abbiamo ancora da parte con l’intenzione di realizzare un nuovo documentario, mossi dalla convinzione che se la memoria non viene alimentata di continuo finisce col perdersi".

Rischio percettibile di questi tempi. E non solo in Italia.

"Oggi come oggi non riesco ad immaginarmi qualcuno in orbace, col fez, che marcia su Roma e neppure un ritorno del fascismo così come raccontato a teatro da Massimo Popolizio; a preoccuparmi è l’eccesso di autoritarismo che c’è nella nostra democrazia. Non ci rendiamo conto che giorno dopo giorno le libertà individuali si stanno assottigliano sempre più per l’assenza di un reale dibattito politico".

Andrea Spinelli